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Istituzioni e politiche di coesione XXXI
ce fra regioni per quanto riguarda l’uso di fondi strutturali dipende quindi anche dalla capacità degli attori beneficiari degli stessi di realizzare effettivamente i progetti proposti.
In base alla disamina dei lavori precedenti, numerosi sono quindi i fattori che influiscono sulla differenza di efficienza nella capacità di spesa delle regioni per quanto riguarda l’uso di fondi strutturali: grado di corruzione, qualità e capacità degli attori (beneficiari e decisori), procedure amministrative, ethos dei funzionari. Questo impone che le politiche che interessano le regioni tengano conto di tali aspetti. Alcuni di questi ven- gono discussi nei lavori sulle politiche di coesione presentati in questo volume. I temi avanzati da Casula sono ripresi nel lavoro di Boccia che parte dalla constatazione che le politiche di coesione in Italia negli ultimi 25 anni, pur vedendo un mag- gior protagonismo delle autonomie locali rispetto allo Stato centrale, non siano state un successo. Ciò è imputato alle classi dirigenti anche se non è chiaro quanto la critica si riferisca alle classi dirigenti locali, a quelle nazionali o a entrambe. Inoltre il lavoro evidenzia lo scarso coordinamento fra Stato centrale e autonomie locali come un importante fattore di insuccesso. Nell’ottica di una maggiore responsabilizzazione della classe politica il lavoro evidenzia la riforma del Bilancio dello Stato approvata nel 2016 che prevede l’utilizzo di una serie di indi- catori per evidenziare le discrepanze fra gli obiettivi delle po- litiche e risultati. Questo è certamente un risultato importante in quanto solo negli ultimi anni il governo italiano, a differenza di altri governi come quello inglese ad esempio, si è posto il problema della valutazione ex post delle politiche anche se solo con riferimento a quelle che utilizzano i fondi strutturali.
Il lavoro di Leonardi è una ricostruzione storica delle politiche della UE a favore delle aree depresse. Il lavoro sostie- ne che nel corso del tempo si è passati da un approccio più liberista, con la Commissione che lascia alle forze di mercato l’uso delle risorse a favore delle aree depresse, a un ruolo più interventista. In particolare si focalizza sul programma Euro- pa 2020 nel quale vengono introdotti gli obiettivi di Lisbona 2000, volti a rafforzare il grado di competitività dell’Europa