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Riflessioni sulla governance 311
grammazione, finanziamento ed esecuzione dell’intervento, con la nuova legge le tre funzioni furono attribuite a soggetti diversi: la prima alla interazione tra ministro, dipartimento e regioni; la seconda all’Agenzia; la terza ad una struttura esecutiva «aperta» che di volta in volta comprendeva enti pubblici (i quali avrebbero poi effettuato l’esecuzione stessa secondo le proprie normative) e, talora, privati (La Spina, 2003, 228).
Se fino a questo momento sono state descritte le principali caratteristiche della stagione dell’intervento straordinario in Italia e le relative relazioni inter-istituzionali venutesi a creare fino alla fine degli anni Ottanta, nella parte finale di questo paragrafo si cercherà di comprendere quanto e se i nuovi principi della politica regionale europea fossero piú o meno incorporati all’interno delle logiche di intervento per le aree depresse fino a quel momento adottate in Italia. Sot- tolineando la presenza di un significativo misfit al riguardo, Graziano (2004, pp. 80-85) ha mostrato la presenza di una sostanziale «incongruenza» tra la politica comunitaria e la precedente politica nazionale. Tale incongruenza non era solo di tipo procedurale ma era anche dovuta alla presenza di un sostanziale dis-allineamento con i nuovi principi della politica regionale dell’Unione Europea.
In primo luogo, se il partenariato orizzontale era presso- ché assente e quello verticale ancora piuttosto acerbo, il prin- cipio di addizionalità delle risorse stentava a essere presente in Italia prima del 1989. Inoltre, mentre «dei quattro ambiti di concentrazione previsti dai regolamenti comunitari della seconda metà degli anni ’80 (obiettivi prioritari, precisi campi di intervento, concentrazione geografica e finanziaria), solo l’ultimo era presente nella legislazione nazionale» (Graziano 2004, p. 84), il principio della programmazione degli inter- venti, anche se formalmente previsto dalla Legge n. 717/1965, non aveva mai trovato reale applicazione nel nostro Paese, dal momento che gli interventi furono caratterizzati da una marcata frammentarietà e da una scarsa coerenza con un disegno unitario per lo sviluppo del Mezzogiorno.