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rispetto alle altre due strutture. Piú nel dettaglio, se AgenSud è stata fin da subito identificata come il braccio operativo per i programmi operativi delle regioni Obiettivo 1, al Dipartimento per il Mezzogiorno sono stati assegnati sia compiti di supervi- sione nei confronti di AgenSud che di svolgere la valutazione finanziaria dei progetti (Milio 2007, p. 432).
Nel complesso queste strutture avrebbero dovuto assume- re, dall’alto, un ruolo di coordinamento nella gestione delle risorse comunitarie, il 55% delle quali sono state allocate a li- vello regionale. Nonostante tali premesse iniziali, il «decisore per lo sviluppo» italiano non è stato in grado di assolvere ai compiti ad esso preposti. Una simile debacle è stata dovuta sia alla sovrapposizione tra gli ultimi anni dell’intervento stra- ordinario con i primi anni di gestione del ciclo di program- mazione 1989-1993, e al conseguente vacuum che la chiusura di AgenSud ha comportato, che ad alcune caratteristiche di queste strutture, di gran lunga distanti dai precetti hirschma- niani. Nel dettaglio, a seguito di un’analisi della valutazione ex post del QCS 1989-1993 delle aree Obiettivo 1 realizzata da Ismeri Europa (1995), è stato possibile ricostruire le princi- pali caratteristiche del «decisore per lo sviluppo» italiano nei primi anni di implementazione della politica comunitaria. Al riguardo occorre sottolineare che gran parte delle proble- matiche riscontrate in quegli anni sono state dovute sia alle non chiare responsabilità dei singoli attori che alla mancanza pressoché totale di un «decisore per lo sviluppo» dotato di sufficienti competenze, capacità e risorse.
Relativamente al primo aspetto, ad esempio, le principali difficoltà hanno riguardato sia le forme di relazione tra le varie amministrazioni nazionali che la scarsa integrazione tra i singoli fondi. In particolare, quest’ultima criticità ha creato problemi «non solo in termini finanziari ma anche in termini strategici, per via dell’assenza di sinergia tra le differenti azioni al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi» (Ismeri Europa, 1995, p. 11). Relativamente al secondo aspetto, invece, la valutazione ha enfatizzato la presenza di insufficienti risorse umane e finanziarie. Il deficit