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regionale, un ruolo di programmazione e di controllo della gestione degli interventi. In altri termini, la nuova soluzione istituzionale adottata in Italia a partire dal 2000 ha sancito l’avvio di una nuova stagione in materia di fondi comunitari che ha visto il consolidamento di un nuovo «decisore per lo sviluppo» con competenze ripartite tra il livello nazionale e quello regionale.
Pertanto, sulla base del framework di partenza, occorre comprendere quali siano state le principali criticità riscon- trare negli ultimi 15 anni in Italia a seguito della nuova so- luzione istituzionale che si è scelto di adottare nel nostro Paese. Mentre quelle a livello regionale, principalmente legate all’instabilità delle giunte regionali e ai conseguenti ricambi avutisi nelle dirigenze delle singole AdG e alla scar- sa capacità gestionale mostrata sia dalle amministrazioni regionali che dei singoli soggetti attuatori, sono oggetto di un mio specifico studio tuttora in corso, nelle pagine che seguono cercheró di spiegare quali sono state le principali criticità riscontrate a livello nazionale. Nel dettaglio, pre- senterò tre diversi momenti di criticità che negli anni sono stati riscontrati e che, in modo differente, hanno minato il corretto operare delle istituzioni nazionali del coordina- mento dei fondi strutturali e in modo particolare del DPS. Sosterró che in ciascuna di queste tre fasi esso si sia visto privato di specifiche caratteristiche istituzionali che fino a quel momento lo avevano contraddistinto e che gli aveva- no permesso di svolgere correttamente e adeguatamente quell’auspicato ruolo di guida e indirizzo che, stando all’i- dea iniziale voluta da Ciampi, esso avrebbe dovuto avere.
La prima criticità è sopraggiunta già alcuni mesi dopo la formale istituzione del DPS e ha messo fin da subito in evidenza un problema strutturale dell’impianto istituzionale elaborato in Italia per la gestione dei fondi strutturali e che, in termini hirschmaniani, puó essere ricondotto all’interferenza della po- litica sull’amministrazione italiana e all’eccessiva dipendenza di quest’ultima dalle scelte politiche nazionali, specie in situazioni di fortuna avversa per il «decisore per lo sviluppo».