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Qualità delle istituzioni e politiche di coesione 333
Il quarto di secolo che abbiamo alle spalle (Programma- zione comunitaria 1989-1993, 1994-2000, 2000-2006 e 2007- 2013), coincide con le politiche regionali dell’Unione Euro- pea, con le politiche di sviluppo, con l’idea di convergenza economica della UE. Negli anni trascorsi come ricercatore alla London School of Economics, anni novanta, si credeva nel regionalismo, non quello che inseguiva lo stendardo federalista, ma era un tratto culturale, una consapevolezza relativa al fatto che, su scala territoriale, sarebbe stato più facile costruire progetti di coesione sociale, di convergenza economica rispetto al ruolo dello Stato centrale. Abbiamo, però, fallito sulla capacità di intervenire sul capitale sociale, lo dimostra il gap che c’è ancora oggi tra il capitale sociale delle diverse Regioni. E la politica ha il dovere di chieder- si cosa non ha funzionato in quel quarto di secolo. Alcune cose sono state fatte, per quanto a macchia di leopardo, ma rabbrividisco quando vedo una bandiera dell’Europa dietro un cantiere per una fogna aggiustata o sopra un Palazzetto dello Sport, una palestra o un campo da tennis. Quelle risorse servivano per fare altro, servivano a stimolare investimenti privati che si andavano a sommare a investimenti pubblici. Un investimento pubblico, a maggior ragione se coperto da risorse comunitarie, deve generare economia endogena e lo fa se stimola investimenti privati, se genera occupazione, se stimola il PIL anche su scala più ridotta. Ma per come sono state utilizzate fino a oggi le risorse europee, si sono sempli- cemente sostituite alle risorse ordinarie.
L’Italia, dagli ultimi due quadri comunitari di sostegno in poi, è un’Italia diversa da quella immaginata da Ciampi o dallo stesso Fabrizio Barca nel 1999. In questi anni ab- biamo perso una grande opportunità per il nostro Paese, forse qualcosa si può ancora recuperare ma molto dipenderà dal tipo di politiche che si faranno a Bruxelles. Il periodo di programmazione 2014-2020 ha delle enormi lacune: è poco originale, non impatta sull’economia endogena ed è il risultato evidente di come, nei precedenti 25 anni, non abbiamo capito la lezione.