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Capacità amministrativa 431
gianti per le nostre regioni merdionali dell’obiettivo conver- genza (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). I fondi non sono riusciti a diventare il loro volano di sviluppo, per condurle stabilmente nelle fasce superiori (di transizione, e competizione). Un fallimento simbolicamente evocato anche dall’esito, solo apparentemente paradossale, della mancata utilizzazione dei fondi con il conseguente rischio che gli orga- nismi comunitari sottraggano e dirottino, verso i nuovi Paesi entrati nell’UE, le risorse assegnate e non spese dopo più di 3 anni dalla fine del ciclo di programmazione di riferimento. Un’evenienza oggi molto reale, scongiurata in passato dal Pia- no di Azione Coesione dei Ministri Barca (Governo Monti) e Trigilia (Governo Letta). Un piano capace di riprogrammare la spesa mediante la riduzione del cofinanziamento nazionale al 25% (inizialmente fissato al 50%) e l’esclusione dei fondi strutturali dalle regole del Patto di Stabilità per il 2012-201412.
Persiste un innegabile gap tra la realizzazione dei progetti nelle regioni meridionali di convergenza e la rendicontazione delle spese sostenute in quei territori dai soggetti attuatori, al fine di ottenere dalla Commissione, in caso di approvazione, il rimborso con fondi UE. Divario che non si spiega solo con le innegabili lungaggini procedurali, gli errori, le insipienze e i bizantinismi degli uffici degli enti attuatori (in primis Re- gioni e Comuni). Lo Stato italiano ha adottato scelte politiche (riduzione del cofinanziamento, spesa di investimento legata, diversamente dai fondi Ue, a più stringenti vincoli finanziari del patto di stabilità) e procedurali (un’infelice tempistica dell’avvio della programmazione) (Leonardi, 2014).
Strozzato dall’ingente debito pubblico e dal vincolo del Pat- to esterno di stabilità, lo Stato italiano oggi preferisce un disim- pegno miope dalla politica di coesione verso il Mezzogiorno,
12. Entrambi i Ministri della Coesione Territoriale, nell’invarianza dei fondi UE, hanno rimodulato le scadenze dei progetti. Hanno cioè scambiato le loro desti- nazioni d’uso, trasferendo i fondi di progetti ritardati, con scadenza a rischio di sottrazione risorse da parte dell’UE, su altri progetti “sicuri”, con maggiori tempi di realizzazione.