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ampliandone lo svantaggio comparativo. In questo senso da un lato ritarda l’avvio della fase di negoziazione degli Accordi, dall’altro utilizza in modo sostitutivo (e non integrativo) i fondi europei per ripianare le perdite (correnti e non) del proprio bilancio. Di fronte al perdurare della crisi, la Commissione ha accolto la tesi italiana dello “scorporo” delle spese per investi- menti (come quelle realizzabili con i Fondi SIE) dal vincolo del patto di stabilità. Tutto ciò alimenta un’ampia «filiera di ritardi» (Prota e Viesti, 2012; Viesti, 2014) con un amplia e variegata platea di ritardatari. Il che continua a innescare un gigantesco effetto strascico tra le rendicontazioni in itinere di vecchi pro- getti (riferibili ai pregressi cicli di programmazione) e i progetti della nuova programmazione, che si tardava ad allestire. Ne è sortito un duplice e pernicioso effetto. Da un lato, la paralisi di spesa dei comuni, anche quelli finanziariamente più virtuosi, attaverso il vincolo del patto di Stabilità interno. Dall’altro, la disincentivazione di ogni velleità di investimento da parte delle piccole e medie imprese, già falcidiate dalla crisi del 2009- 2009. Resta aperto il problema del mancato assoribimento dei fondi nei cicli della programmazione che può essere letto come incapacità e lentezza amministrativa nella gestione e rendicon- tazione dei fondi delle regioni dell’obiettivo convergenza (tab. 3), aspetto che ha spinto verso la centralizzazione delle fasi di valutazione, monitoraggio della spesa regionale, attraverso la neonata Agenzia e altre stutture ministeriali di supporto.
Tabella 3 - La politica di coesione: spesa residua da certi- ficare al 31.12.2015 (importi in milioni di euro e%)
Programma Operativo
Risorse programmate
Spese certificate
Spesa residua
Convergenza Programmi regionali
Fondo
v.a
v.a.
v.a
% su risorse progr.te
Basilicata
FESR
752,2
547,6
204,6
27,2
FSE
322,4
265,5
56,9
17,6