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18 emanuele felice
seconda metà del ventesimo secolo, nomi non italiani del ca- libro di Edward Banfield (1958) e Robert Putnam (1993) si sa- rebbero aggiunti all’elenco crescente di studiosi5; sia Banfield che Putnam consideravano l’arretratezza del Sud Italia, e più in generale il divario Nord-Sud, un caso di studio esemplare a livello mondiale per gli studi sui divari di sviluppo fra i Paesi e le regioni. Non è detto che sia proprio così, tuttavia, quanto- meno non nella loro prospettiva che probabilmente conferisce enfasi eccessiva a una sola dimensione del divario Nord-Sud in Italia – ma ne parleremo meglio. Quel che si può affermare con maggiore sicurezza, è che nel caso italiano si possono rintrac- ciare tutti i principali filoni interpretativi che sono andati pren- dendo corpo nel dibattito globale sulla natura e le cause della «ricchezza delle nazioni» (e.g. Diamond, 1997; Landes, 1998; Acemoglu e Robinson, 2012). Questi filoni sono essenzialmente quattro, basati alternativamente sul ruolo della geografia, sullo sfruttamento esterno, sulla cultura, o le istituzioni6. Può essere utile osservare, in via preliminare, come i primi due ordini di cause siano esogeni, i successivi due endogeni: forse non è ne- cessario rimarcare che le conseguenti implicazioni sulla nostra interpretazione della storia d’Italia, ma anche nel presente per i policy maker, risultano notevoli e divergenti.
3a. La geografia
Un primo approccio interpretativo si concentra sulle dif- ferenze geografiche. Anzitutto, si tratta di differenze nella
5. La lista degli studiosi internazionali di fama che si sono occupati in maniera approfondita dei divari regionali in Italia dovrebbe includere anche, perlomeno, Arnold Toynbee, che ha prodotto un celebre lavoro sulle conseguenze di lun- go periodo, sociali ed economiche, della seconda guerra punica nel Sud Italia (Toynbee, 1965).
6. Ugualmente si sono applicati al tema del divario Nord-Sud in Italia quanti ritengono che vi siano differenze genetiche, nella media o anche nella varianza dell’intelligenza, fra i principali gruppi umani; e questo non soltanto nel dician- novesimo secolo, com’è noto, ma anche in anni recenti (Lynn, 2010) – per una risposta critica, si vedano Felice e Giugliano (2011), Daniele e Malanima (2011a).





























































































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