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20 emanuele felice
si focalizza sulla posizione e sul (correlato, per lo più) po- tenziale di mercato. Daniele e Malanima sintetizzano forse al meglio questo punto di vista, quando scrivono «La Rivo- luzione industriale e l’industrializzazione sono avvenute in Inghilterra e poi nell’Europa occidentale. Se fossero avvenute in Africa, le cose, per il nostro Mezzogiorno (e non solo per il Mezzogiorno!) sarebbero certamente state diverse» (Daniele e Malanima, 2011b, p. 182). È certamente vero che il Sud Italia si trovava più distante dai principali centri europei della ri- voluzione industriale, rispetto al Centro-Nord. È altrettanto vero che, in media, il potenziale di mercato era più basso nel Mezzogiorno. Secondo la nuova geografia economica [Kru- gman, 1991b], il potenziale di mercato e le conseguenti eco- nomie di scala giocano un ruolo cruciale per la localizzazione e l’iniziale successo delle imprese industriali. Con rispetto al caso italiano, nel lungo periodo, Brian A’Hearn e Anthony Venables hanno proposto un’interpretazione geografica del percorso di disuguaglianza regionale in Italia precisamen- te all’interno dell’impalcatura teorica della nuova geografia economica: a loro giudizio, la dotazione di risorse naturali aiuterebbe a comprendere il vantaggio iniziale del Centro- Nord; il successivo andamento dei divari si spiegherebbe con le differenze nell’accesso ai mercati, prima (dal 1880 al 1945) quelli domestici, quindi (dopo il 1945) quelli internazionali, specialmente europei. Detta altrimenti, la mancata conver- genza del Sud Italia sarebbe dovuta, nelle loro stesse parole, a cattiva sorte, o misfortune (A’Hearn e Venables, 2013, p. 599).
Questa interpretazione esprime alcuni punti convincenti, ma non riesce a dare conto di altri aspetti, fondamentali, che si osservano nel percorso italiano di disuguaglianze territo- riali – specialmente a livello regionale. Nei decenni successivi all’Unificazione, la Campania, densamente popolata e con un PIL per abitante relativamente elevato, che ospitava Napoli, all’epoca la più grande città italiana, e ben connessa con il resto del mondo attraverso il suo porto, era una delle regioni con il più alto potenziale di mercato (Missiaia, 2016): perché le economie di scala non si attivarono lì, come invece a Mila-
































































































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