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Il divario socio-istituzionale fra nord e sud 25
informali (Nuzzo, 2006; Cartocci, 2007)7. È ugualmente vero che queste differenze si potevano notare già in epoca liberale, a quel che ne sappiamo (Felice, 2012; A’Hearn 1998, 2000). Sembra probabile che abbiano avuto, negli ultimi decenni, un impatto rilevante sulla crescita regionale: l’ascesa dei di- stretti industriali nel NEC fu favorita dall’elevato capitale so- ciale, così come la mancanza di questi ostacolò il percorso di convergenza del Sud almeno a partire dagli anni Settanta; ciò lo si può dedurre da una vasta letteratura qualitativa ed è ugualmente confermato dai test econometrici disponibili (e.g. Helliwell e Putnam, 1995; Felice, 2012).
A ogni modo, tutto ciò non comporta che il capitale so- ciale sia necessariamente la causa primaria dell’arretratezza meridionale: davvero i suoi più bassi livelli si possono ri- condurre all’assetto assolutistico del tardo medioevo e sono quindi precedenti, primigeni, rispetto ad altre differenze? Su questo, invero gli argomenti di Putnam appaiono deboli dal punto di vista storico e comparativo. Come risaputo, Stati assolutisti furono stabiliti anche in Inghilterra nell’undice- simo secolo, così come in Francia nel diciassettesimo (al più tardi) – e questi Paesi non hanno certo le stesse carenze di capitale sociale proprie del nostro Mezzogiorno. In aggiunta, l’impero spagnolo che governò l’Italia meridionale per se- coli prima dell’Unità era molto meno assolutista di quel che comunemente si tende a pensare (Grafe, 2012; Lupo, 1993); e a quel che ne sappiamo, la performance istituzionale del regno borbonico nella prima metà del diciottesimo secolo non era particolarmente carente (Croce, 1925). Dall’altro lato, nel Centro-Nord, che cosa è rimasto ad esempio nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, della struttura sociale, economica e politica dei comuni medievali? (e.g. Cipolla, 1952; Malanima, 1982).
7. Differenze nelle norme sociali, da intendersi e misurate come una forma di fiducia, ugualmente sono state osservate (Bigoni, Bortolotti, Casari, Gambetta, Pancotto, 2016), indipendentemente dalla geografia, dalle istituzioni o dal ruolo svolto dalle organizzazioni criminali.































































































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