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cartelli fatti rispettare in forza della violenza o della relativa minaccia; inoltre, obbligano a costi addizionali le imprese operanti nei loro territori, principalmente attraverso le at- tività di racket (La Spina, 2005, 2016). In aggiunta, occorre tenere presente che regimi agrari alternativi (il latifondo, la mezzadria o l’enfiteusi, la piccola proprietà), ovvero diverse istituzioni economiche, storicamente hanno caratterizzato il territorio italiano, e in alcune aree sono rimasti centrali per la vita economica e sociale, fino alla metà del ventesimo secolo. A seguito dell’unificazione, le istituzioni politiche sono diventate le stesse, è vero, almeno fino alla creazione delle regioni negli anni Settanta del Novecento. Tuttavia, hanno operato e operano ancora in maniera differenziata: nel Sud, il clientelismo risulta assai più radicato che nel Centro- Nord, in epoca repubblicana così come in età liberale – si pensi solo alla polemica di Salvemini contro l’allora primo ministro Giolitti (Salvemini, 2010). A partire dall’istituzione delle regioni, nel 1970, le istituzioni politiche non sono più rimaste le stesse nemmeno formalmente, non a livello locale almeno, e noi oggi disponiamo di abbondante evidenza sul fatto che la performance degli enti regione a Sud sia stata peggiore che nel Centro-Nord (e.g. Putnam, Leonardi e Na- netti, 1985; Leonardi e Nanetti, 1991; Putnam, 1993; Felice, 2007, 2013) – e ciò probabilmente ha avuto un impatto signi- ficativo sulla crescita economica. Per riassumere, possiamo concordare con Acemoglu e Robinson nel ritenere che le istituzioni fossero più estrattive al Sud (latifondo, crimine organizzato, clientelismo politico), volte appunto a estrarre rendita – dalla terra, poi dallo Stato – anziché a produrre crescita economica attraverso l’innovazione e la sfida del mercato; erano invece più inclusive nel Centro-Nord. Questo divario istituzionale, che si può osservare ben delineato già nella prima metà dell’Ottocento, non è mai stato colmato, ma per taluni aspetti è andato addirittura rafforzandosi suc- cessivamente all’Unità (Felice, 2013).
Nel caso italiano, possiamo ritrovare anche i temi pro- posti da altri autori istituzionalisti. North, Wallis e Weingast