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Il divario socio-istituzionale fra nord e sud 29
(2009) sottolineano la differenza fra ordini ad accesso limi- tato (LAO) e ordini ad accesso aperto (OAO), sostenendo che la transizione dai primi ai secondi è il cambiamento cruciale in grado di attivare la moderna crescita economica. La carat- teristica fondamentale del LAO è che, in tale sistema, lo Stato non ha il monopolio della violenza, e pertanto è incapace di garantire un accesso equo alle opportunità (politiche ed economiche) per tutti i cittadini, a differenza di un OAO. Si può agevolmente argomentare come il ruolo pervasivo del crimine organizzato nelle due più importanti regioni del Sud Italia (Campania e Sicilia) sin dall’epoca liberale, e successivamente anche in Calabria (dove prima era molto diffuso il banditismo), sia riuscito a mantenere queste aree bloccate in un ordine ad accesso limitato, a differenza del resto del Paese; vale la pena aggiungere che la Campania e la Sicilia sono di gran lunga le due regioni dalla performance peggiore, nella storia dell’Italia post-unitaria, e ai giorni nostri condividono ormai le ultime posizioni del reddito con la Calabria (si torni alla Tabella 1).
Almeno altrettanto utile per spiegare il percorso di di- suguaglianza regionale in Italia è poi l’approccio proposto da Sokoloff ed Engerman (2000). Nel loro influente saggio sui diversi sentieri di sviluppo nel nuovo mondo, così come in altri lavori, i due studiosi sostengono che la più alta disu- guaglianza nella ricchezza, nel capitale umano e nel potere politico tende a plasmare istituzioni che perpetuano queste disuguaglianze e pertanto ostacolano la crescita economica – in un tipico processo di path dependence. La tesi di Sokoloff ed Engerman è del massimo interesse perché, quando applicata al caso italiano, ci consente di capire meglio le cause sociali all’origine del divario istituzionale. Aggiunge pertanto una seconda dimensione fondamentale, che può apparire tra- scurata in altri studi istituzionalisti: quella sociale. Ciò che si osserva all’epoca dell’Unità sono in effetti, al Sud, più alte disuguaglianze fra ricchi e poveri (Amendola, Brandolini e Vecchi, 2011; Amendola, Salsano e Vecchi, 2011) e nel capitale umano (Felice e Vasta, 2015), associate a istituzioni politi-