Page 17 - CSIV. N1
P. 17

Brisighella: 21 maggio 1536.
        Un anonimo alchimista, che perseguiva
        la legge fondamentale di Ermete Trismegisto

       “Come in cielo così in terra”
      trascrisse le seguenti parole :
       Vi sono luoghi sacri che hanno la capacità
       di attirare gli spiriti celesti sul territorio.

       Questa asserzione fu tratta da un
       manoscritto egizio-babilonese
       di magia celestiale:

       Ghayat al-hakim in arabo -diventa in latino
       La meta del saggio (come passare oltre),
        in seguito intitolato Picatrix
       dal nome del suo autore/compositore.

       Durante il medioevo gli insegnamenti
       di questo testo arabo divennero molto importanti
       per certe correnti religiose,

       ad esempio quella dei Catari il cui movimento
       scomparve dalla storia alla fine del XV secolo
       perché smembrato dalle armate cattoliche
       e dai processi della Chiesa romana.

       Nonostante il papato ripudiasse certe letture,
       il Picatrix venne ugualmente studiato a fondo
       da numerosi filosofi e artisti come Pico della Mirandola, il

     Botticceli e Leonardo da Vinci
       e dai più grandi magi risorgimentali, tra cui
       ricordiamo Marsilio Ficino, Giordano Bruno ed Agrippa.



     Il Picatrix era un compendio di venti volumi manoscritti all'interno dei quali erano custodite nozioni di alchimia,
     aritmosofia,scienze sacre, negromanzia, cabala, matematica, astrologia, astronomia e di ermetismo la scienza che
     studia i segreti della natura.

                                                    Dario Spada, a proposito del Picatrix, afferma : Verteva principalmente nel
                                                    cercare a vitalizzare i talismani, infondendo ad essi virtù di determinati spiriti
                                                    planetari. Non erano estranee le arcane conoscenze degli Egizi sull'animazione
                                                    delle statue .

                                                    Le antichissime origini di questo testo, si fanno risalire la medio-oriente,
                                                    all'antica Mesopotamia, alla città di Harran, dove verso l'anno 1000, rifiorì lo
                                                    studio dell'occulto, della magia naturale, assieme al pensiero filosofico di

                                                    società segrete come i Sabii (o Sabei). I Sabii erano dei grandi matematici,
                                                    astronomi, astrologi .
         Il ricercatore Selim Hassan, dichiara che i Sabii veneravano il dio Sin, una divinità lunare,
         e praticavano un culto stellare. Per tale motivo presero il nome di  Saba'ia, appunto il Popolo delle stelle. Oltre

         a ciò, si dice che depositarono i loro segreti nelle piramidi egizie. Comunque fu solo verso il 1256, che uno dei
         loro manoscritti (il Picatrix) approdò alla corte di Spagna. I rapporti tra i Templari e la Casa Regnante spagnola
         erano ottimi, quindi mi sia concesso pensare che i Cavalieri non fossero ignari dell'opera magica e astrale

         quale era il Picatrix. E' probabile che parte dei Templari abbiano consultato e cercato altresì di mettere in
         pratica i precetti contenuti nell'arcaico scritto. Avendo appreso che all'interno dell'Ordine si praticava
         l'alchimia, la magia, si approfondiva l'astrologia e l'ermetismo, nutro la presunzione che siano stati gli stessi

         Cavalieri a ricorrere al loro "portafoglio" affinché l'opera araba del Picatrix fosse tradotta in spagnolo
       con sommo desiderio del re, Alfonso X di Castiglia (soprannominato il Saggio), il cui interesse per la magia e
       l'astrologia è ben noto e documentato.





       All'epoca il sovrano spagnolo possedeva diversi latifondi anche nell'odierna Francia sud occidentale. Fra questi un antico feudo
       nella valle dell'Aude. Un Antenato del re, Alfonso II, nonostante il suo carattere apparentemente mite,fece incendiare la città di
       Rennes le Château, senza una ragione   apparentemente plausibile. Inoltre, un altra sua familiare, la regina Bianca di
       Castiglia (madre di San Luigi di Francia), trovò rifugio nel suo castello per nascondervi, si afferma, un tesoro
       d'inestimabile valore composto di documenti della massima segretezza riguardanti il trono e il clero. E' una mia

       convinzione che  uno dei luoghi sacri citati dall'anonimo alchimista di Brisighella, sia proprio la città che gli
       antichi Visigoti edificarono sopra un territorio la cui stessa configurazione naturale si adeguava a prospettiva di
       geometria sacra, vale a dire Rennes le Château.

        Fu proprio in questa località che nel, lontano 1891, il misterioso parroco Francois Berénger Sauniére, dopo aver
        effettuato degli scavi clandestini
        decise di abbellire la propria chiesa, dedicata a Maria Maddalena, con strane statue, decorazioni e diciture
   12   13   14   15   16   17   18   19   20   21   22