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Brisighella: 21 maggio 1536.
Un anonimo alchimista, che perseguiva
la legge fondamentale di Ermete Trismegisto
“Come in cielo così in terra”
trascrisse le seguenti parole :
Vi sono luoghi sacri che hanno la capacità
di attirare gli spiriti celesti sul territorio.
Questa asserzione fu tratta da un
manoscritto egizio-babilonese
di magia celestiale:
Ghayat al-hakim in arabo -diventa in latino
La meta del saggio (come passare oltre),
in seguito intitolato Picatrix
dal nome del suo autore/compositore.
Durante il medioevo gli insegnamenti
di questo testo arabo divennero molto importanti
per certe correnti religiose,
ad esempio quella dei Catari il cui movimento
scomparve dalla storia alla fine del XV secolo
perché smembrato dalle armate cattoliche
e dai processi della Chiesa romana.
Nonostante il papato ripudiasse certe letture,
il Picatrix venne ugualmente studiato a fondo
da numerosi filosofi e artisti come Pico della Mirandola, il
Botticceli e Leonardo da Vinci
e dai più grandi magi risorgimentali, tra cui
ricordiamo Marsilio Ficino, Giordano Bruno ed Agrippa.
Il Picatrix era un compendio di venti volumi manoscritti all'interno dei quali erano custodite nozioni di alchimia,
aritmosofia,scienze sacre, negromanzia, cabala, matematica, astrologia, astronomia e di ermetismo la scienza che
studia i segreti della natura.
Dario Spada, a proposito del Picatrix, afferma : Verteva principalmente nel
cercare a vitalizzare i talismani, infondendo ad essi virtù di determinati spiriti
planetari. Non erano estranee le arcane conoscenze degli Egizi sull'animazione
delle statue .
Le antichissime origini di questo testo, si fanno risalire la medio-oriente,
all'antica Mesopotamia, alla città di Harran, dove verso l'anno 1000, rifiorì lo
studio dell'occulto, della magia naturale, assieme al pensiero filosofico di
società segrete come i Sabii (o Sabei). I Sabii erano dei grandi matematici,
astronomi, astrologi .
Il ricercatore Selim Hassan, dichiara che i Sabii veneravano il dio Sin, una divinità lunare,
e praticavano un culto stellare. Per tale motivo presero il nome di Saba'ia, appunto il Popolo delle stelle. Oltre
a ciò, si dice che depositarono i loro segreti nelle piramidi egizie. Comunque fu solo verso il 1256, che uno dei
loro manoscritti (il Picatrix) approdò alla corte di Spagna. I rapporti tra i Templari e la Casa Regnante spagnola
erano ottimi, quindi mi sia concesso pensare che i Cavalieri non fossero ignari dell'opera magica e astrale
quale era il Picatrix. E' probabile che parte dei Templari abbiano consultato e cercato altresì di mettere in
pratica i precetti contenuti nell'arcaico scritto. Avendo appreso che all'interno dell'Ordine si praticava
l'alchimia, la magia, si approfondiva l'astrologia e l'ermetismo, nutro la presunzione che siano stati gli stessi
Cavalieri a ricorrere al loro "portafoglio" affinché l'opera araba del Picatrix fosse tradotta in spagnolo
con sommo desiderio del re, Alfonso X di Castiglia (soprannominato il Saggio), il cui interesse per la magia e
l'astrologia è ben noto e documentato.
All'epoca il sovrano spagnolo possedeva diversi latifondi anche nell'odierna Francia sud occidentale. Fra questi un antico feudo
nella valle dell'Aude. Un Antenato del re, Alfonso II, nonostante il suo carattere apparentemente mite,fece incendiare la città di
Rennes le Château, senza una ragione apparentemente plausibile. Inoltre, un altra sua familiare, la regina Bianca di
Castiglia (madre di San Luigi di Francia), trovò rifugio nel suo castello per nascondervi, si afferma, un tesoro
d'inestimabile valore composto di documenti della massima segretezza riguardanti il trono e il clero. E' una mia
convinzione che uno dei luoghi sacri citati dall'anonimo alchimista di Brisighella, sia proprio la città che gli
antichi Visigoti edificarono sopra un territorio la cui stessa configurazione naturale si adeguava a prospettiva di
geometria sacra, vale a dire Rennes le Château.
Fu proprio in questa località che nel, lontano 1891, il misterioso parroco Francois Berénger Sauniére, dopo aver
effettuato degli scavi clandestini
decise di abbellire la propria chiesa, dedicata a Maria Maddalena, con strane statue, decorazioni e diciture