Page 208 - Il Gruppo di Combattimento "Cremona" nella Guerra di Liberazione
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do di permanenza in Sardegna e nell'attesa di notizie ed ordini di lasciare l'isola in vista di un nuovo impiego in combattimento, mi sembra risulti chiaramente dalla succitata vivace descrizione. Desidero ora dare qualche particolare cenno al problema delle "di- serzioni" e dei "volontari". Anche qui anzichè fornire una mia ver- sione preferisco affidarmi ancora al vecchio comandante di reggi- mento del 21° fanteria del tempo che, per aver vissuto gli avveni- menti in prima persona può offrire sui fatti una descrizione "di prima mano" più efficace, convincente e certamente più vera di quanto io potrei fare.
La relazione che ci offre il Generale Musco, che riporterò di segui- to potrebbe dare l'impressione di essere, qua e là, autoelogiativa. In realtà egli descrive avvenimenti vissuti ed è quindi, in più di un caso costretto a raccontare se stesso. Quello che conta è il risultato. Da quanto scrive, sicuramente, si può capire quali situazioni come Comandante in quel periodo dovette affrontare, quali problemi da fronteggiare e risolvere gli si presentarono e quali rischi fu costret- to a correre per conseguire, alla fine, i risultati che alla prova del fuoco con i suoi uomini - veterani e volontari - innegabilmente riuscì ad ottenere. Ma, bisogna dirlo, quasi sempre solo nel momen- to delle decisioni e delle assunzioni di responsabilità.
Ed ecco quanto scrive il generale Musco. Cito:
"Verso la fine di luglio 1944, la propaganda nazifascista ebbe una violenta intensificazione, intesa soprattutto a far fallire l'espe- rimento dei "Gruppi di liberazione" (come si appellavano i Gruppi di combattimento, di cui finalmente s'era decisa la costitu- zione).
Ai primi di agosto, allorché il Colonnello Ettore Musco assun- se il comando del 321° reggimento fanteria "Cremona", per pas- sare poco dopo a quello del 21° fanteria, già decine e decine di di- serzioni s'erano verificate in quest'ultimo reggimento (specie tra i siciliani, allora contagiati anche di separatismo). Il suo predeces-
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