Page 244 - Il Gruppo di Combattimento "Cremona" nella Guerra di Liberazione
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  no preordinati e organizzati da noi della "Gordini", anche se ne abbiamo successivamente pagato le conseguenze. Qualcuno di noi, infatti, fu portato al carcere militare di Gaeta. Inoltre, nel comando alleato che aveva precedente- mente deciso di perseguire la linea di condotta che comporta- va alla 28a Brigata "Gordini" e al Gruppo di Combattimento "Cremona" il trasferimento nella zona di Trieste, come momento di incontro tra partigiani italiani e iugoslavi, tornò sui suoi passi. Purtroppo, infatti, in seguito agli eventi di Piove di Sacco, l'ordine fu annullato: alla smobilitazione della 28a Brigata seguì lo spostamento a Torino del
"Cremona".
Gli Alleati, data la situazione di particolare difficoltà e delica- tezza, mi chiesero di fare l'ufficiale di collegamento a Trieste, ma non accettai perché il comando del Corpo Volontari della Libertà mi invitò a seguire i miei uomini.
La questione vera e seria è che la guerriglia è un fenomeno difficile da gestire. La stessa mobilitazione venne eseguita con persone anonime, che usavano "nomi di combattimento" identificabili fra gruppi.
Il fatto stesso che, pur essendosi verificati incidenti tra parti- giani, come ha fatto notare nel suo intervento il professore Scarpa, la stragrande maggioranza dei patrioti siano arrivati allo sbocco finale insieme al Gruppo di Combattimento "Cremona", è importante. Infatti la situazione era tale da non potersi escludere la possibilità che questi gruppi si trasfor- massero in bande armate.
L'essere prevalso il mantenimento della disciplina, dell'auto- controllo, anche nella popolazione, conferisce una dimensio- ne più ampiamente nazionale al fenomeno resistenziale, sia della guerriglia, sia dei Gruppi di Combattimento.
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