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zioni sul bordo del mobile, che andava a filo con la griglia di pro- tezione. Il cross-over era piuttosto complesso, ma ottimamente costruito, con ben 13 selezionati componenti montati su di un cir- cuito stampato. Insomma, si trat- tava in tutto e per tutto di un mini- monitor professionale.
Però suonava così bene che non passò molto tempo prima che Jim Rogers, che aveva fatto parte del- l’equipe che aveva portato avanti il progetto, ottenesse dalla BBC il permesso di costruire e commer- cializzare col marchio Rogers i suoi minimonitor. Altri costruttori britannici seguirono ben presto il suo esempio: Spendor, Harbeth e infine la stessa Kef. E fu così che le LS3/5a uscirono dagli studi (mobili o fissi) di registrazione per prendere posto sugli scaffali dei negozi di hi-fi e, da qui, negli impiantidomesticidegliaudiofili. La produzione di questi minimo- nitor durò diversi decenni, anche quando la concorrenza di minidif- fusori anagraficamente più recenti come le Proac Tablette e le Sonus Faber Minima - per fare qualche nome - cominciò a farsi agguerri- ta, tanto da indurre la BBC a modificare il circuito di cross- over per ottenere un suono più veloce e dettagliato, abbassando – come vi ho detto – l’impedenza a 11 Ohm e introducendo la connes- sione bi-wiring al posto dell’origi- nario e professionale mono- wiring. Il fatto è che ormai gli audiofili avevano ben capito i pregi del suono delle “scatole da scarpe” e quindi era logico che le offerte dei costruttori si moltipli- cassero. Tornando alla straordina- ria longevità delle LS3/5a, c’è da dire che anche dopo la fine della loro produzione ufficiale, conti- nuarono, e continuano tuttora, a vivere nei loro cloni, dei minidif- fusori come quelli prodotti dalla
Stirling Broadcast, che, seppure con altri altoparlanti (quelli origi- nari non sono più disponibili) e con le conseguenti differenze sul cross-over, mantengono vivi la filosofia costruttiva e i caratteri sonici dei minimonitor BBC.
IL SUONO DEL MITO
Ricordo ancora la prima volta che ebbi modo di ascoltare le LS3/5a. Fui colpito dalla naturalezza della loro timbrica e dall’altissimo livello della loro coerenza. Nonostante le critiche dei detrat- tori, non avvertii particolari caren- ze neppure sulla gamma bassa, che certamente non aveva l’im- manenza di quella dei grossi diffu- sori da pavimento, ma che era sur- rogata da una leggera enfasi sul medio-basso, che dava comunque un’insospettabile sensazione di pienezza. Insomma, ebbi l’im- pressione di essere davvero davanti a dei veri gioielli che suo- navano con la musicalità, il detta- glio e la verosimiglianza dei diffu- sori di altissimo rango. E come me l’ebbero, evidentemente, anche migliaia di altri audiofili, tanto è vero che nel volgere di qualche anno iniziò un’accanita ricerca del modo di fare suonare al meglio i minimonitor BBC, a cominciare dall’individuazione degli stand più adatti. Essendo delle casse chiuse, gli LS3/5a alla loro nascita erano stati battezzati comediffusori“dascaffale”,in grado di suonare anche a ridosso della parete, ma in quegli anni ci si era resi conto che i cosiddetti “bookshelf” suonavano tutti enor- memente meglio se posizionati su adeguati stand, tanto che si comin- ciò a chiamarli “diffusori da sup- porto”. Per gli LS3/5a fu provato di tutto: dagli stand bassi per rin- forzare le ottave inferiori grazie alle riflessioni sul pavimento, a quelli leggeri per esaltare la dina-
mica, a quelli massicci e pesanti per dare corpo al suono e favorire la stabilità e la matericità della scena acustica. Si arrivò al punto che la Foundation, nota casa pro- duttrice di supporti, realizzò uno stand espressamente dedicato ai piccoli monitor della BBC, e l’ini- ziativa riscosse un certo successo di vendite, sebbene il supporto avesse il difetto di costare quanto i diffusori. Questo per darvi un’i- dea della popolarità di cui le LS3/5a arrivarono a godere nel mondo dell’audiofilia.
Ma il più significativo aspetto della ricerca dell’ottimizzazione del suono di questi diffusori fu costituto, come è naturale, dall’in- dividuazione delle amplificazioni alle quali abbinarli. In realtà, come la mia attività di recensore mi permise, un po’ per volta, di scoprire, una delle caratteristiche delleLS3/5aeraquelladisapersi adeguare con estrema naturalezza alla qualità sonica dell’impianto in cui erano inserite, così da pote- re addirittura essere considerate una sorta di punto fisso della cate- na, quello che poteva essere con- servato anche quando si cambia- vano gli altri componenti. Ricordo, per fare un esempio, l’ot- timo impiantino di un mio amico che usava come sorgente un Rega Planar 3 e come amplificatore un Mission Cyrus Two. Ma ricordo anche l’impianto ben più impe- gnativodiunaltromioamicoche utilizzava un’amplificazione a tubi della Klimo (pre Merlin e
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