Page 40 - GFDS-42
P. 40
GFDS 42 • Valutare • MONITOR AUDIO GX 50 47
dovere per qualsiasi costruttore volesse commer- cializzare un sistema di altoparlanti al passo coi tempi. Sembrava quasi un fatto dovuto per sottoli- neare il passaggio alla nuova era e supportarla doverosamente, ritenendo forse di poterne ricavare un qualche vantaggio materiale. Tutto ciò al di là dell’esigenza, che pure era sentita, di dare uno sbocco al supposto miglioramento della riprodu- zione delle frequenze alte, conseguente all’impie- go di supporti fonografici e sorgenti digitali.
In quella fase, sembrò che l’inalberare membrane metalliche per i tweeter, e spesso anche per altri altoparlanti, fosse una condizione essenziale per dare la percezione di trovarsi all’avanguardia del progresso tecnologico.
Poi, quando si è iniziato a mettere in discussione l’effettiva validità del comportamento del formato PCM e di tutto quanto destinato alla sua riprodu- zione, a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’ini- zio di quello attuale, si è avuto un brusco dietro front. Improvvisamente i tweeter a cupola metalli- ca erano diventati fuori moda e, se ci si voleva far prendere in considerazione, l’imperativo assoluto sembrava fosse quello di tornare alla seta, più o meno trattata.
Ma come, se per anni ci si era affannati a stigma- tizzarne le limitazioni, che si volevano insopporta- bili, ora queste erano venute improvvisamente meno?
La cosa mi sembra alquanto improbabile, eppure quanti commentatori si sono esibiti in quel doppio salto della quaglia senza neppure spiegazzarsi l’or- lo dei pantaloni.
Personalmente, e i miei scritti lo testimoniano, ho sempre osservato fenomeni del genere con un certo distacco, quando non con ironia. Non perché creda di essere chissà chi, ma in base a un approc- cio che per certe cose è sempre stato improntato a un minimo di diffidenza. Soprattutto nei confronti dei rivolgimenti troppo improvvisi, dei ritrovati tecnici miracolistici ancor più che miracolosi, e particolarmente per quelli che trovano troppa una- nimità di approvazione per i miei gusti. Pertanto ho sempre ritenuto li si dovesse osservare con la dose necessaria di scetticismo.
A mio avviso, e la storia di questo settore lo dimo- stra, se un prodotto o una soluzione sono davvero validi, tali restano, al di là delle mode, delle ten- denze, del passare degli anni e, almeno in parte, del progresso tecnologico. Specialmente riguardo a quest’ultimo, che troppo spesso è stato contrab-
bandato per quel che non è, e che più volte ha dimostrato di essere stato diretto verso obiettivi che nulla hanno a che vedere con il miglioramento delle prestazioni in termini assoluti. Ma che molto più di frequente riguardano la ricerca di un conte- nimento dei costi cui corrisponda la conservazione di un livello di prestazioni sufficiente per gli obiet- tivi che ci si sono prefissati.
Ora abbiamo dunque la tendenza all’impiego dei tweeter a nastro, che vanno diffondendosi come mai nel passato. In questo non c’è nulla di male, a parte il fatto che si tratta del nuovo, ennesimo, capovolgimento di fronte nell’ambito dei trasdut- tori destinati alla riproduzione delle frequenze superiori. E che, oltretutto, è di portata ancora superiore ai precedenti, proprio per via delle carat- teristiche intrinseche di tali altoparlanti. Disponibili sul mercato già da molti anni, fino a poco tempo non hanno trovato tutto questo inte- resse da parte dei costruttori più noti. Hanno rap- presentato invece il bagaglio tipico di marchi più di nicchia, rivolti a un’utenza spiccatamente spe- cialistica.
Quali che siano i motivi in base ai quali i tweeter siffatti si trovano ora sulla cresta dell’onda, non ne vanno trascurate le caratteristiche specifiche, che come sempre hanno i loro punti di vantaggio, ma anche quelli meno positivi.
Tra i primi vanno considerati la maggiore legge- rezza della membrana, che permette di seguire con più efficacia l’andamento del segnale, anche nelle sue variazioni più minute.
L’efficienza generalmente superiore rispetto ai normali tweeter a cupola è un altro aspetto di rilie- vo. L’altra faccia della medaglia di caratteristiche simili sta nella maggiore difficoltà di abbinare l’e- missione dei tweeter a nastro con gli altoparlanti di tipologia tradizionale cui è giocoforza affidare l’emissione del resto della gamma udibile. Difficoltà che spesso e volentieri ha dato vita a diffusori caratterizzati da sensibili disomogeneità timbriche, che hanno finito con l’essere ritenute fin quasi fisiologiche per i diffusori ibridi cono- nastro.
Viceversa, nei casi in cui tale disomogeneità era meno percettibile, si è potuto talvolta riscontrare come tale risultato sia stato ottenuto solo tenendo al tweeter a nastro la briglia fin troppo corta. Staremo a vedere se i progettisti di Monitor Audio sono riusciti a contenere gli aspetti meno vantag- giosi di tale abbinamento.