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mente articolata in nuclei diversi, anche per favorire un maggior radicamento nel cuore
                      del centro storico di Sassari. Penso, per esempio, a Largo Infermeria San Pietro e ad
                      altre strutture nelle vicinanze. Nei locali di Sant’Apollinare era stata individuata la sede
                      centrale, il quartier generale per così dire. Il mio progetto prevedeva, complessivamente,
                      circa 1500 mq di locali dove si sarebbero ripresi e sviluppati i mestieri dell’antichità.
                      Avrebbero lavorato fabbri, impagliatori, ramai, tornitori ma anche decoratori, pittori;
                      insomma, un agglomerato di saperi che avrebbe portato enormi benefici a tutta la città.
                      Come intendeva strutturare la scuola?

                      Volevo realizzare un percorso culturale, anche pensato come polo attrattivo per i turisti,
                      che si snodasse per le vie del centro e andasse a far capo nei locali di Sant’Apollinare.
                      Ciascuna struttura avrebbe avuto le sue maestranze per la lavorazione dei legni, dei
                      metalli, delle ceramiche e così via, con i propri magazzini e i forni di cottura. Tra l’altro
                      pensavo all’inserimento, all’interno del percorso, dell’enogastronomia della Sassari che
                      non c’è più, per recuperare quei sapori antichi e quei profumi che in passato riempivano
                      le vie. I turisti, ma anche i sassaresi, avrebbero potuto passeggiare per le strade strette
                      gustando prodotti genuini, visitando le sedi della scuola e acquistandone i lavori. Era
                      previsto anche uno spazio per la biblioteca, una sala conferenze e aule per la didattica
                      teorica.
                      Chi avrebbe preso parte al progetto?

                      Oltre al sottoscritto c’erano diversi nomi di spicco che erano disposti a lavorare per far
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