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CAMERATA CALOGERO
Non avevamo le forze e la voglia di vedere quello che incon-
travamo per la strada. 1 palazzi sventrati dai bombardamenti
degli eserciti nelle avanzate e nelle ritirate facevano cornice
adatta al doloroso procedere di scheletri viventi ricoperti di
stracci. Odessa era un mucchio di rovine e noi un gruppo di
straccioni!
Avremmo voluto dire alla gente, che non eravamo stati noi a
causare tanta distruzione alla loro citta’ e che avevamo com-
battuto contro i loro nemici e non potevamo capire perche' ora
i nostri alleati ci trattassero cosi’. Da piu’ di un anno l'Italia si
era messa contro i loro nemici, i Tedeschi, ed io avevo com-
battuto furiosamente contro il nemico comune! Ora i nostri
alleati perche’ ci trattavano peggio di coloro che ci chia-
mavano “sporchi traditori badogliani?”. Ero tormentato da
questi pensieri e li tenevo dentro per non rendere ancora piu'
dura la croce degli altri. Ma quel giorno ne parlai a Gennarino
e Giuseppe che barcollavano vicino a me. Gennarino si fece
pensieroso e mi disse: “Calo' tu hai mille ragioni. La guerra e’
una partita sporchissima... che ne’ io, ne’ tu, ne’ Giuseppe e
nessun soldato potra’ mai capire. Ma guarda quei bambini
malvestiti, fanno la guerra con palle di neve, guarda come son
patiti e miserabili! Che colpa ne hanno loro? E ci lagniamo
noi, che con Mussolini volevamo cónquistare il mondo intero
quando stavamo cosi’ bene a casa nostra. Speriamo di salvarci