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Giuseppe che erano stati serviti prima dì me.
Gennarino nel vedermi scatto’ sull'attenti, sì mìse la mano alla
fronte e grido': “Kamerat Kal ... Salute!”. Risposi allo stesso
modo e scoppiammo a ridere. “Calo', ma sai che guardi bene!
Voltati! Girati! Sei un bel picciotto siciliano vestito alla co-
sacca. Quando metterai un po’ di ciccia su quelle guance da
morto son sicuro che farai scoppìare il cuore a tutte le ragazze
ucraine che incontrerai…”.
“Genna', tu arriverai prima di me e di tutti; a noi non restera’
niente. Ma hai visto questa pezza che ti hanno messo sul
cuore?”.
“E' una pezza di protezione, perche’ il cuore non scoppi
quando bolle”, disse Giuseppe.
“Giuse' guarda dietro, nella stessa direzione e vedrai che c’e’
un'altra pezza. Che vuol dire? Semplice la pallottola e’ en-
trata da una parte ed e’ uscita dall'altra ed il povero soldato si
e presentato a S. Pietro e ha lasciato la divisa a me. Lui non
ne aveva piu’ bisogno”.
Gennarino strappo' il pesante cappello dalla testa mia e di
Giuseppe e li getto’ in aria. Giuseppe fece lo stesso con il cap-
pello di Gennarino e ci fermammo a contemplare le nostre
zucche pelate, ma pulitissime, senza invasori roditori. Scop-
piammo a ridere, a ridere ed a gettare il berretto in aria, come
facevamo da bambini, uscendo dalla scuola, scoppianti di
gioia innocente.