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regale, con la grazia e generosita’ di una Fata.
Una freddissima mattina, fra Natale e Capodanno, fummo
svegliati prestissimo dalla sirena del campo.
“Scetate Caroli’ che l’aria e’ doce”, cantai a Gennarino e
Giuseppe che erano vicino a me.
“Calo' che tengono in testa questi assassinì? Io stavo sog-
nando il Cenone di S.Silvestro, con tutte le pignatte che si but-
tano dalle finestre a mezzanotte”.
“Ed una pignatta ci ha colpito in testa e ci ha svegliati”. Un
secondo scoppio di sirena e gli altoparlanti si fecero vivi.
“Fra mezz'ora si parte... fra mezz'ora si parte... mettete le
vostre cose in ordine... pronti per la partenza.”.
Era ancora notte quando, cinque per cinque, sotto la severa
sorveglianza dei nostri mastini, con il mitra orizzontale ed il
dito sul grilletto, uscimmo dal campo. Per difenderci dal
freddo e dal vento gelato del mattino, ci stringevamo tra di
noi, cercando di ripararci. Le strade erano deserte, la neve ca-
duta durante la notte smorzava il rumore dei nostri passi.
“Cosi’ non svegliamo le signorine russe che russano” Disse
Gennarino dandomi una gomitata.
“Chissa’ quando potremo dormire in un letto sopra un bel
materasso e le coperte addosso..”
“Solamente le coperte Giuse’? Solo coperte?”