Page 150 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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.140 LEZIONE NONA. ‘ .
come città dorica , sarebbe probabilmente rimasta sempre tale,,
se in odio di Sparta che s’ era resa tanto più potente di lei, non
'
avesse in Seguito preferito T alleanza d’ Atene che portava sèco
il gó\'orno democratico.
• Fra le città dell’ Argolide che dopo '
la morte di Fidono si
costituirono in. Stati indipendenti, è da rammentarsi Epidauro:
non tanto per quel pochino che conosciamo della sua storia in-
terna, quanto pei. rapporti che ebbe . cDlP isola d' Egina che le
siede di faccia. Quest'isola destava* molta .gelosia a Epidauro^
per cui se 1’ assoggettò', e ne costrinse-gli abitanti a rimettere lo
decisioni delle loro querele ai suoi propri tribunali. La tenne
nella sua dipendenza anche dopo che essa stessa si. fu resa indi-
pendente da Argo. A quel tempo anche Epidauro ebbe una re-
pubblica aristocratica nella quale la casta dominatrice si faceva
"
servire da una classe di schiavi che, per .allusione alle loro occu-
pazioni rurali o più probabilmente per disprezzo , eran chia-
mati conipodi (uomini dai piedi polverosi). Poi,, sul principio del
sesto secolo, la troviamo soggetta a un tiranno., di nomeProcle,
che non si sa come effettuasse l’ usurpazione. Del potere, ne fu
spoglialo costui poco dopo dal suo genero Periandro
; e fu pro-
babilmente a quell’ occasiono, che gli Eginesi si liberarono dada
signoria d’ Epidauro, facendo frequenti sbarchi sul suo territo-
no c sottomettendolo a devastazioni. - .
Ottenuta Egina l’indipendenza, sviluppò in "un modo ma-
raviglioso il suo commercio già molto florido, ed ebbe in breve
la più potente marina della Grecia. Politicamente però era lace-
rata dalle discordie fra l’ antico partito dei Dori conquistatori e
un partito novo fattosi forte appunto col commercio: all’estero
poi, ebbe a lottare con ben altra nemica che Epidauro
, con Ate-
ne. La ragione del loro odio deciso non poteva essere che nella
rivalila commerciale, accresciuta dall’ esser separate da un mare
stretto dove lo loro navi si riscontravano continuamente. Ma il'
« Gli. Epidauri
magico Erodoto ne assegna una diversa origine.
» trovandosi colpiti da carestia, consultarono
l’ oracolo di Delfo,
» e seppero dalla Pitia che avrebbero riparato a quella calamità
» consacrando due statue a Cerere e a Proserpina. Domandarono
» allora se le statue dovevan esser di bronzo o di pietra, e la
» Pitia rispose: Nè dell’uno nè dell’altra, ma di legno d’ulivo
i) domestico. Gli Epidauri dunque chiesero di quel legno agli
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