Page 154 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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miniare tristi passioni : è "vero però cfie questi aggiungono esser
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(lovenlalo tale noi corso del suo regno, sul principio del quale
ainmelloiio che fosse dolato.di molta bontà o dolcezza. Erodoto ‘
attribuisce ([uel mulamento a un consiglio datogli da Trasibuló '
tiranno di MiletQ. A cpiesto tiranno, mandò Periandro a 4oman-
dargli come avrebbe dovuto contenersi onde assicurarsi il potere.
Trasibuló, sentita la domanda del suo.amicO, condusse fuori di
città rinvialo^ e gliela richiese di novo dopo che furono entrati
in lin campo di grano : V inviato la ripetè. Allora il tiranno si
messe a tagliare le spighe più alte è più belle : quindi, senz^’ al-
tro, lo congedò. ^ Ouosfo muto linguaggio .di Trasibuló, lo fe.ce
dall’inviato giudicare un ‘])azzo : ma ‘Periandro l’ interpretò
eh’ e’ doveva uccidere i cittadini più eminenti, e cominciò allora
a esercitare la crudeltà.- Cercò di rovinare i ricchi costringendoli
a fare di grandi olferte agli Dei. Fece delle leggi suntuarie, e isti-
Uii un tribunale incaricalo d’ impedire che i ^uoi sudditi spen-
dessero più delle loro rendite. Perso 1’ affetto delle classi inferio-
ri, si circondò d’ una guardia di mercenari. In un accesso di
collera uccise la sua moglie Melissa, Ggliola di Prode, tiranno
d’Epidauro. Perchè questo, fece noto al-sùo niiM)le, figliolo di Pe-
riandro, in che modo gli era morta la madre*, Periandro gli
mosse guerra e lo cacciò da Epidauro, di cui si rese padrone.
Ma il suo figliolo. Licofrone, che era amatissimp da lui, gli con-
cepì tanta avversione (a segno di non volergli èuccedere nel go-
verno l), che Periandro ne mori di doloro dopo poco tempo. Insie-
me a tanti vizi ebbe un genio si grande che fu annoverato spesso'
fra i sette greci che meritarono il titolo di sapienti. La sua tiran-
nia durò quarantanni; e l’occupò, dopo lui,- il suo- cugino
Psammetico figliolo di Gordio che la tenne per soli tre. Ne fu
abbattuto, nel 582, da Sparla che non resUuirò i Bacchiadi, ma
un’oligarchia più larga, la quale fu causa della lunga alleanza
fra Sparta e Corinto. (Questa città, ricchissima fino dai tempi an-
tichi, potente sul mare, centro di un commercio estesissimo, fòn-
* V, 92.
^ M I) figlio di Tarquioio Superbo , presa per inganno Galiio , della cui
grandezsa sono ancor testimonio le mura del santuario di Giunone, manda a cliic-
dere al padre in che modo tener soggetta quella città: e Tarquinio non risponde,
ma passeggiando pel giardino, là saltare il capo de* papaveri più alti, e comanda
agli ambasciatori, riferiscano a suo figlio ciò che hanno veduto. •• (Cantù , Storia
degli Italiani, c. VI.)