Page 237 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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SUPREMAZIA D’ ATENE. 227
Aristide, in grazia della sua equità e moderazione, ebbe la glot
ria di ottenere per la sua patria una supremazia onorevole e ben
meritata. Era quella una rivoluzione ; il congresso ismico ca- .
deva per far luogo alla confederazione ionica. L’ oggetto di que-
sta era doppio, di difesa e d’offesa: si doveva proteggere contro
i Persiani i Greci delle isolo e delle coste dell’ Egeo, e si do-
veva cercare d’ indebolir sempre più la potenza dei. barbari.
Ognuno dei confederati s’obbligava a contribuire, secondo i suoi
mezzi , allo scopo comune. Atene aveva l’autorità di riunire e
dirigere le forze, delle città alleate ; ma non doveva intervenire
negli affari interni di esse che restavano tutte indipendenti l’una
dall’altra. Per le adunanze generali fu designato il tempio di
Apollo e Diana a Deio, non solo per l’ antica venerazione in cui
era tenuto dalle città iqniche, quanto perchè luogo più centrale.
Nella stessa isola si convenne di depositare l’erario comune : le
contribuzioni degli alleati consisterebbero e in navi equipaggiate
c in danaro. Per la distribuzione delle singole tasse fu dato pieno
potere ad Aristide ; e lui adempì quel delicato incarico in modo
da soddisfare tutti i confederati, e non dar luogo al minimo
sospetto d’ aver fallo danaro a proprio vantaggio : il giusto
d’ Atene , doventò cosi il giusto di tutta la Grecia. Il totale delle
contribuzioni annuali era 460 talenti (circa 2,650,000 franchi).
S’ affrettò Sparla a richiamare Pausania, appena risaputo
del suo contegno, de’ suoi progetti e della piega che prendevan
le cose fra i suoi alleali , e spedi a surrogarlo degli altri capi-
tani, nel numero dei quali era Dorcide. Ma era troppo tardi ora-
mai : Dorcide e' i suoi colleglli veddero al loro arrivo, che
,
avrebbero dovuto rassegnarsi a ubbidire al comando degli Ate-
niesi ; per cui preferirono di ritornar subito con tutte le truppe
a Sparta. Questa, affettando indifferenza pel trionfo della sua
rivale, non le fece punta opposizione. Il Peloponneso continuò a
riconoscere 1’ autorità di lei ma non cosi il resto dèllà Grecia,
,
su cui perse aflàllo quella preminenza che aveva goduto Gno a
quel tempo.
Arrivato a Spartà, Pausania fu sottoposto a un processo e
cónriannato a delle pene leggiere per l’ eccessiva asprezza mo-
strala nel comando. Ma quanto all'accusa più grave, d’essere
in corrispondenza coi barbari, ne usci assoluto per mancanza
di prove evidenti. In capo a qualche tempo ritornò a Bisanzio,