Page 278 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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2C8 LEZIONE DICIASSETTESIMA.
Ma non mori con essa il genio drammatico che restava
animatore della commedia. Anche questa ha avuto la sua ori-
gino dalle feste di Bacco. Alla fine di essi', si soleva fare un ban-
chetto (in‘ greco ziipio;) ; dopo il quale, quando l’ubriachezza
aveva cominciato a lavorare sull’ immaginazione dei convitati,
e’ si mettevano a saltare sconciamente, a cantare a più non pos-
so, a picchiarsi o ingiuriarsi a vicenda. Tutto quel baccano, lo
chiamavano la commedia o canzone del romos: era, in certo modo,
la parli' buffa, la parodia della tragedia. Ma questa attirò a sé
r attenzione e subì quelle nobili trasformazioni che s’è visto,
assai pili |)resto dell’ altra. Chi cominciò a dare un po’ d’ ordine
a quel coro chiassoso e veramente baccanale, pare che fosse
Susarione, nato in Attica, contemporaneo di Tespi ; e pare che
lui facesse quello che s’attribuisce all’ iniziatore della vera tra-
gedia, di trasportar cioè su dei carri, per le borgate, il coro.
Questo si perfezionò a poco a poco , ma non si sa nè |>er opera
di quali poeti nè quando. La moilifinazione decisiva fu l’ inven-
zione della favola comica, l’introduzione dell’ elemento dram-
matico nel coro detto commedia. Di ciò si dico esserne stato autore
Kpicarmo di Coo, ma dimorante in Sicilia. Le prime vere com-
medie, si cominciò a rappresentarle dopo che Eschilo era già sa-
lito in molta fama. ! poeti comici rammentati t'on maggiore
onore sono Gratino, Eupoli, Platone e Teleclide. Ma superiore a
tutti, il vero re della commedia è Aristofane, di cui ci arriva-
rono intatte undici opere.
Se la tragedia metteva per lo più innanzi agli 'spettatori
il pas.eato, la commedia invece gli ri|H?teva, in teatro, quel pre-
sente di cui eran parte, e che giorno per giorno vivevano ; e se,
in conseguenza, i personaggi della tragedia erano gli eroi del-
l’ antichità, quelli della commedia erano i cittadini viventi che,
in un modo o nell’ altro, si distinguevano sopra la moltitudine,
e dei quali si .sottometteva a severo sindacato l’azioni. A nes-
suno si condonava i vizi e gli errori : tulli eran bersaglio degli
scherzi del comico e delle risa eh’ e’ suscitava negli uditori. Per
questa libertà illimitata di cui la godeva, la commedia acquistò
in Atene una gran popolarità. Andava sommamente a genio del
pubblico, il ricono.scere a prima vista, o dalla maschera o dalle
jiarole che 1’ attore proferiva o da qualunque altro segno,
qual era il personaggio di cui il poeta voleva darsi la baia. La