Page 343 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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SPEDIZIONE DI SICILIA. 333
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» frutto di tutte le loro fatiche e di perire irremissibilmente. »
Risoluto com’era, Demostene propose d’ approfittarsi dello
sbigottimento dei nemici e adattar subito la città*: o l’assalto
riuscirebbe, e la guerra sarebbe vittoriosamente finita; o falli-
rebbe, e ritornerebbero in patria piuttosto che stare con grave
danno nei luoghi tanto malsani in cui si trovavano. Eurimedonte
approvò ; a Nicia parve un progetto temerario, e rimase nelle
trincee. Gli altri dunque attaccarono di notte l’ altura dell’ Epi-
jiole. S’ impadronirono per sorpresa dei primo forte distaccato, e
respinsero gagliardamente i nemici accorsi a difenderlo. Ma come
vincitori, vollero avanzarsi di troppo e con troppo impeto, per
cui si disordinarono. Al contrario i nomici, massime i Beoti,
rimessisi dalla prima sorpresa, si rannodarono; e si gettarono
con tanta furia sugli assalitori che gli costrinsero a rinculare. La
confusione aumentò sempre più. Sebbene fosse lume di luna, non
si poteva distinguere gli amici dai nemici. Gli Ateniesi, per
riconoscersi, si domandavano la parola d’unione: ma cosi fre-
quentemente e ad alta voce, perché erano sbandati, che la re-
sero nota anche ai nemici. Quella di questi invece non la seppe-
ro; perché loro, essendo vincitori, combattevano riuniti e però
si riconoscevano facilmente. Da ciò ne veniva che se degli Ate-
niesi, anche superiori di forze, s’incontravano in dei nemici,
questi, sapendo la parola degli altri, si salvavano: al contrario
se essi non rispondevano, venivano trucidati. Cosi gli Ateniesi,
che sciaguratamente si combattevano anche fra loro, sempre più
incalzati si ritirarono in piena rotta ; e siccome la via per scen-
dere dall’ Epipole era stretta, molti di loro si precipitarono giù
dalle rupi e morirono. Quelli che poterono scender salvi nella
pianura, i più (ma.ssime quelli che essendo venuti colla prima
spedizione conoscevano bene le località) raggiunsero l’ alloggia-
mento ma gli ultimi venuti , o smarrita la strada errarono per
:
la campagna, o venuta la luce furono uccisi dalla cavalleria sira-
cusana che scorreva all’ intorno. In questo combattimento gli
Ateniesi persero 2000 uomini.
Ricevuta quella sconfitta, Demostene voleva che si partisse
immediatamente dalla Sicilia. Nessun’ altra impresa si poteva più
tentare coll’ armata cosi diminuita e scoraggita. Ma Nicia s’ op-
pose alla partenza. E’ temeva che arrivato ad Atene, il popolo
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