Page 454 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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444 • LEZIONE VENTISETTESIMA.
guerra i danari del Theorkon; quelli cioè destinati ai pubblici
spettacoli.
Gli Ateniesi, dalle orazioni di Demostene, non si lasciarono
persuadefe che per metà: spedirono, in due volte, delle truppe
a Olinto, ma non s’ occuparono punto delle riforme. E anche le
truppe erano mercenarie, e comandate, per di più, da Carete e
Caridemo, capitani tutt’e due viziosi e rapaci che coi loro di-
sordini danneggiarono, piuttosto che essere utili agli Olintesi.
Demostene allora recitò in proposito una terza orazione al po-
polo ; e questa volta ottenne che sì preparasse un’ altra spedi-
zione composta tutta di cittadini. Ma quando questi si mossero,
era già troppo tardi: Olinto era stata presa e saccheggiala, e i
suoi abitanti venduti all’ incanto. Dopo questa vittoria Filippo
volle celebrare nella vicina città di Dione una festa in onore
delle Muse. Mandò gl’ inviti a tutte le repubbliche, amiche e ne-
miche, come ai giochi olimpici. La festa fu splendidissima, durò
nove giorni, e ci assistè un gran numero di forestieri d’ogni
parte della Grecia. Ai più distinti di loro e’ fu largo della più
gentile ospitalità, e se li cattivò coll’ affabilità e la grazia dei
modi, e coi regali. Anche questo era un modo di combatter la
Grecia ; giacché ritornavano nelle loro città entusiasti della bontà
e generosità di Filippo, e comunicavano i loro sentimenti ai loro
concittadini. Avvenne lo stesso ad Atene, dove Filippo cominciò
ad averci un partito notevole che portava a cielo le bone inten-
zioni di luì. £ siccome s’era sparsa la voce che Filippo avrebbe
acconsentito a negoziare una pace con Atene, fu decretato d’ in-
viargli, a tal fine, un’ambasceria di dieci individui fra i quali
Demostene ed Eschine. « Quest’ uomo (dice del primo il secondo)
» prometteva, strada facendo, mari e monti; venuto poi alla pre-
D senza del re, rimase mutolo dopo aver balbettato poche paro-
» le. » * Filippo gli accolse cortesemente, si dichiarò disposto alla
pace, e promesse che avrebbe mandato dei plenipotenziari ad
Atene per concluderla. Gli ambasciatori partirono: il re mandò,
poco dopo, i plenipotenziari che aveva detto.
Intanto riprese le sue conquiste nella Tracia, detronizzò
Chersoblette, e s’ impadroni di molte piazze forti del Chersone-
so. Era ancora occupato in quell’ imprese, quando arrivarono a
Fella dei novi ambasciatori ateniesi per chiedergli che ratificasse
* Eschine, La /aita ambatcìrla
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