Page 456 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 456
446 LEZIONE VENTISETTESIMA,
presso gli alleati della repubblica. Ma Filippo, per calmare que-
sti timori che gli potevano essere pericolosi, sospese le sue im-
prese, e si ritirò in Macedonia. Prima però ebbe cura d’assicu-
rarsi il possesso delle Termopili lasciando una forte guarnigione
nella 'Vicina città di Nicea, e di riorganizzare a modo suo la
Tessaglia : la divise in quattro distretti a ognuno dei quali messe
a capo una persona devota a lui.
Quando gli parve momento più opportuno", si dichiarò pro-
tettore dei Messeni; mandò a chiedere alle diverse città della
Grecia d’ esser riconosciuto come un membro del consesso an-
; e per aver modo d’ impadronirsi dell’ ismo di Corinto
fìzionico
che è la chiavo del Peloponneso, come le Tcrmopili quella del-
r Eliade, fomentò una cospirazione in Megara, affine d’essere
invocato, come suo protettore, da questa città. Una grande agi-
tazione nacque allora nel Peloponneso. Corinto, sebbene am-
mollita dal lusso, s’affrettò a mettersi in stato di difesa, a ri-
parar le sue mura, a fortificar l’ismo: era tanto l’ affaccenda-
mento di tutti, che il cinico Diogene, che si rideva di tutto, si
. détte a rotolar la sua botte per non restare, diceva, unico ozioso
in mezzo all’operosità universale. Demostene accorse nella pe-
nisola; e colle sue arringhe infuse in quei popoli tanto ardore
di opporsi alla minacciata invasione, che le mene di Filippo re-
starono, quella volta, sventate dalla parola del grande oratore.
Fu anzi tale l’ effetto de’ suoi discorsi , che il Macedone credè
necessario di mandare ad Atene dei deputati che lo discolpas-
sero delle perfidie di cui Demostene l’ aveva accusato. L’ oratore
pronunziò allora, dinanzi ai deputati, la sua seconda filippica,
ogni parola della quale suona guerra e odio allo straniero. Si
dice che il re quando lesse poi quest’ orazione, ne fu preso da
,
un misto di terrore e di maraviglia.
Fallito il suo disegno sul Peloponneso, Filippo si diresse da
un’ altra parte. Entrò nell’ Epiro e soggiogò tre città a benefizio
di suo cognato Alessandro, contro l’impero del quale ricalcitra-
vano. Tentò poi d’impadronirsi, per suo proprio conto, d’Am-
bracia, il di cui possesso gli avrebbe assicurato quello di tutta
l’Acarnania. Anche questo disegno, Atene glielo sventò. Una
truppa d’ Ateniesi aveva occupato Ambracia prima dell’ arrivo di
lui, e Demostene era corso, al solito, per infiammare gli Acar-
nani a una valida resistenza.