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Riprenderemo magari un'altra volta analisi più tecniche e torniamo ad affrontare
l’argomento in modo più misterioso:
Un medico Svedese, un certo “Jarl” racconta di aver assistito nel 1939 in Tibet a un
vero fenomeni di lievitazione sonica, ecco secondo il suo racconto cosa facevano i
monaci Tibetani:
“Utilizzavano tredici tamburi e sei lunghe trombe, poste a semicerchio a circa
sessanta metri da una enorme pietra piatta interrata, la cui superficie era stata resa
concava di una quindicina di centimetri. La pietra distava duecentocinquanta metri
dalla parete di roccia. Dietro ogni strumento, intervallati di cinque gradi l’uno
dall’altro, si erano disposti i monaci, dieci per ogni fila. Ognuno in un punto preciso
indicato da un monaco che prendeva accurate misure sul terreno. I tamburi erano
aperti dal lato rivolto verso la pietra. Tutti gli strumenti erano puntati verso il blocco
da spostare che era stato posto sulla pietra piatta. Un monaco con un piccolo tamburo
iniziò a battere il ritmo e gli altri strumenti si misero a modulare un suono ritmico,
che aumentava di intensità gradualmente. Quattro minuti di attesa, immersi in un
mormorio, un ronzio, che non riesci più a seguire nella sua velocità; poi il blocco
inizia a ondeggiare, si solleva, mentre gli strumenti lo seguono nel movimento,
accelera la sua velocità e si dirige, con un’ampia parabola, dentro la caverna ove
atterra sollevando polvere e pietre. Un secondo blocco viene posto sulla pietra piatta
e l’operazione si ripete. In tal modo ne vengono spostati sei ogni ora. Se il blocco
acquista troppa velocità quando atterra nella caverna, si spezza. I residui vengono
buttati giù dalla parete e si ricomincia".
Probabilmente esiste un antico sapere legato alla “forza” del suono, della vibrazione
e senz’altro questi monaci almeno in quell’epoca ne erano ancora a conoscenza.
Comunque che il suono influenzi la materia non è una novità. Basti pensare ad una
nota acuta e intensa che rompe un vetro. Inoltre più volte ho sentito raccontare da
contadini che quando l’addensamento di nubi in estate prometteva “grandine”
uscivano fuori a tirare una schioppettata o andavano a suonare le campane per
“rompere l’aria” e quindi scongiurare il pericolo.
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