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L’Oxfam briefing paper è molto chiaro in proposito, basandosi su dati del World
Economic Forum:
circa metà della ricchezza mondiale è posseduta dall’1% della popolazione;
la ricchezza dell’1% più agiato vale 110 trilioni di dollari, 65 volte la ricchezza totale
della metà della popolazione mondiale meno agiata;
gli 85 più ricchi del mondo sono ricchi quanto tutta la metà meno agiata della
popolazione mondiale;
sette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è cresciuta
negli ultimi 30 anni;
l’1% più ricco ha incrementato la sua percentuale di reddito in 24 su 26 paesi per i
quali ci sono dati dal 1980 al 2012; negli USA, l’1% più ricco ha raccolto il 95%
della crescita post crisi, mentre il 90% più povero è diventato ancora più povero;
Vista così, c’é da fare la rivoluzione: il sistema è marcio, indigniamoci, etc., etc., etc.
Ma le percentuali sono straordinariamente ingannevoli. La ricchezza mondiale infatti
non è una costante, cresce nel tempo. E quindi è perfettamente possibile che la
ricchezza si concentri e allo stesso tempo aumenti la ricchezza di tutti (attenzione, non
dico né che sia accaduto, né che sia “equo” qualsiasi cosa questa parola voglia dire,
solo che è possibile, e che dalle notizie in pillole non è possibile capire cosa stia
effettivamente avvenendo). Vediamo se è possibile sapere qualcosa di più.
Perché c’è qualcosa che non torna con la percezione di ingiustizia e disfatta che
danno questi dati: se guardiamo a tendenze più significative (a mio avviso,
certamente) viviamo davvero nell’età dell’oro. Un esempio per tutti: l’aspettativa di
vita alla nascita, per macroregione:
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