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divenne la zona più ricca del paese essendo irrigabile. Vi si producevano
            ortaggi in tanta quantità da soddisfare il fabbisogno del paese e di quelli
            vicini di montagna.

            Alcuni agricoltori, oltre a lavorare i propri terreni, avevano in fitto i terreni dei
            signori di Roggiano e di quelli di altri paesi vicini, costituendo così delle
            buone aziende.  Oltre  a produrre in abbondanza, davano lavoro  e
            allevavano ovini, suini e bovini. I loro  nomi erano Scavello, Picarelli,
            Termine, De Maio, Grosso e altri minori.

            L’azienda Termine era costituita dai territori del barone Campagna, i quali
            si estendevano per tutte le colline della Serra del Carro e per quanto era
            sotto strada col nome  di Druoso. La  mietitura era fatta con falciatrice
            trainata da buoi, ove era possibile. Seguiva il raggruppamento dei covoni in
            biche e da queste il trasporto coi  carri nell’aia. Nell’azienda Termine
            venivano formate due aie, una in collina e l’altra nel piano. La trebbiatura vi
            cominciava alla seconda metà di luglio e durava non meno di sette giorni.
            Nelle colline e nei campi alberati la mietitura veniva fatta a mano. Ogni tre
            mietitori, seguiva una donna che provvedeva a legare le mannate in covoni
            e raggrupparli in biche.

            Alla  povera  gente  era  liberamente consentito  spigolare.  Alcune  famiglie
            riuscivano a prodursi, spigolando, fino a tre quintali di grano.

            La raccolta del grano, dalla mietitura alla trebbiatura, impiegava molta mano
            d’opera; la locale non era sufficiente per cui ogni anno venivano dai paesi
            di montagna  mietitori in numero consistente  e tutti trovavano lavoro.
            Dormivano nei locali del datore di lavoro, dove c’erano, altrimenti sotto le
            stelle. Al termine dell’ingaggio tornavano in paese in cerca di un secondo,
            che facilmente trovavano, favoriti dal prolungarsi della mietitura per tutto
            luglio a causa dei grani tardivi.

            La  paga  negli  anni  Trenta  era  di  cinque  lire  al  giorno  e  un  trattamento
            consistente nella colazione a base di uova, salame o formaggio e vino, e
            nel  pranzo  con  primo, secondo con  contorno  e  vino;  e  al  tutto  bisogna




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