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4 CONCEZIONE AGONISTICA DELL’ESISTENZA
LEOPARDI E MONTALE
Il concetto del “mal del secolo” dei romantici e del pessimismo di Leopardi
fanno pensare al male di vivere di Montale anche se quest’ultimo scrittore
è vissuto più di cento anni più tardi. In entrambi la sofferenza non è un
fatto personale, ma riguarda tutti gli uomini.
Spesso il Nella poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato”, Montale ci dà delle
male di immagini della vita umana cioè il “ruscello” (l’acqua che scorre è il simbolo
vivere ho
incontrato della vita) che durante il percorso incontra degli ostacoli, la foglia
accartocciata perché ormai morta o il cavallo stramazzato per la fatica.
L’unica soluzione al dolore universale è ignorarlo e questa indifferenza,
vista come una possibilità che Dio offre all’uomo, è rappresentata da una
statua immobile, da una nuvola fissa nel cielo e da un falco che vola
talmente alto da sembrare immobile.
Atomosfera L’atmosfera, è quella del primo pomeriggio di un giorno d’estate, quando
si è presi dalla sonnolenza e dal torpore; essa è presente anche nella
poesia “Meriggiare pallido e assorto” che riprende il tema del male di
vivere. La poesia descrive un paesaggio quasi deserto e molto caldo.
Il poeta osserva la natura che lo circonda, preso dal torpore e pallido a
causa del sole rovente e si sofferma su alcuni elementi naturali, quali:
• le formiche sembrano fare avanti e indietro senza meta, proprio come gli
uomini
• i serpenti si muovono tra l'erba con un fruscio appena percettibile
• si scorge in lontananza il mare tremolante, simbolo di un attimo di
felicità, ma comunque sempre irraggiungibile.
• si ode il canto tremulo delle cicale che rappresenta l’inutilità del canto del
poeta.
L’orto Essi danno una visione negativa dell’esistenza umana e stanno a
significare l'incertezza umana e lo stato di "abbandono" in cui si ritrovano
sia l'uomo che il paesaggio.
Da sottolineare l'ambientazione nell'orto, luogo chiuso e confinato; di
solito, nelle poesie, il sole ha un valore positivo perché dà luce e
speranza, invece in questa lirica esso abbaglia e crea un senso di
stanchezza. (Anche nell’infinito, lo spazio in cui si trova il poeta è
delimitato, ma l’immagine non ci dà l’idea della prigione.)
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