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4 CONCEZIONE AGONISTICA DELL’ESISTENZA
Dora Markus Il male di vivere è, per esempio, in Dora Markus, donna che il poeta ha
conosciuto a Ravenna. Nella prima parte la donna è colta nella sua
inquietudine e incertezza, che cerca di scongiurare affidandosi a un
amuleto, racchiuso nella borsetta. Nella seconda parte è colta nella sua
casa, ripresa dalle sue abitudini casalinghe, ignara che su lei, ebrea, e
sull'Europa indifferente "distilla veleno” “una fede feroce"; è il
presentimento delle persecuzioni naziste e della guerra. In un'altra
poesia, Montale accenna alla forza disgregatrice del tempo, che ci porta
via anche i ricordi più belli. Nella memoria che si sfolla, da cui cioè
svaniscono persone e cose care, non recidere, o forbice, invoca il poeta,
l'ultimo volto caro che vi è rimasto. Ma è inutile supplicare, un colpo di
Fredda scure colpisce la vetta dell'albero e l'acacia ferita lascia cadere il guscio
solitudine di una cicala nel primo fango di novembre. Tutto dunque svanisce
lasciando l'uomo in una fredda solitudine.
Nella “Casa dei doganieri” il poeta ricorda la casa che era stata luogo
degli incontri con la donna amata; ma il ricordo di quella casa è vivo solo
in lui, mentre la donna, disorientata da altre vicende, ha dimenticato.
Anche qui la rievocazione del passato si risolve per il poeta in una
conferma del "male di vivere", della nostra solitudine.
Temi simili Temi simili, tutti centrati sul male di vivere si leggono nelle due ultime
raccolte di liriche, La bufera ed altro (1957), in cui la guerra è l'altra
"occasione" di meditazione del poeta, e Satura (1971), che comprende
una serie di colloqui del poeta con la moglie su episodi di vita passata.
Questa sostanziale identità di temi, discosta Montale da Ungaretti.
Mentre in Ungaretti l'"uomo di pena" si trasforma in uomo di fede,
Montale rimane sempre solo uomo di pena.
Nel 1962, in occasione della presentazione di un’antologia
delle sue poesie in greco, Montale si recherà ad Atene. Di
questo suo viaggio, coinciso con le nozze regali di Sofia con
Carlos (“quando l'Almanacco di Gotha straripò dalle soffitte del
King George”), narrerà poi nel suo poema Botta e Risposta III
della Satura. Destinataria di questa poesia, interlocutrice
invisibile e scrittrice della “lettera da Kifissia”, a cui risponde
Montale, è Margherita Dalmati, clavicembalista di fama
mondiale, poetessa e traduttrice. Ed è a lei che scrive il poeta
richiamando alla memoria l’esperienze del viaggio (“Tutto ricordo
del tuo paese ”), e alludendo agli anni tumultuosi che seguirono
la sua visita (“Già la pentola bolliva e a stento bolle ancora
mentre scrivo”), che alla fine portarono al golpe dei colonnelli nel
1967. Un’ironia della sorte e della storia fece sì che il poema,
datato 17 Novembre 1968 e pervaso dall’atmosfera malinconica di quei giorni, fu composto precisamente cinque anni
prima della rivolta del Politecnico di Atene (17 Novembre 1973), che segnalò l’inizio della fine della dittatura.
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