Page 3 - CONCEZIONE AGONISTICA DELL’ESISTENZA, LOIACONO 7^BEI
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4       CONCEZIONE AGONISTICA DELL’ESISTENZA





                   Dora Markus    Il male di vivere è, per esempio, in Dora Markus, donna che il poeta ha
                                  conosciuto  a  Ravenna.  Nella  prima  parte  la  donna  è  colta  nella  sua

                                  inquietudine  e  incertezza,  che  cerca  di  scongiurare  affidandosi  a  un
                                  amuleto, racchiuso nella borsetta. Nella seconda parte è colta nella sua

                                  casa, ripresa dalle sue abitudini casalinghe, ignara che su lei,  ebrea, e
                                   sull'Europa  indifferente  "distilla  veleno”  “una  fede  feroce";  è  il
                                  presentimento  delle  persecuzioni  naziste  e  della  guerra.  In  un'altra
                                  poesia, Montale accenna alla forza disgregatrice del tempo, che ci porta
                                  via  anche  i  ricordi  più  belli.  Nella  memoria  che  si  sfolla,  da  cui  cioè
                                  svaniscono persone e cose care, non recidere, o forbice, invoca il poeta,
                                  l'ultimo volto caro che vi  è rimasto. Ma  è inutile supplicare, un colpo di
                         Fredda   scure colpisce la vetta dell'albero e l'acacia ferita lascia cadere il guscio
                      solitudine   di  una  cicala  nel  primo  fango  di  novembre.  Tutto  dunque  svanisce
                                  lasciando l'uomo in una fredda solitudine.
                                  Nella  “Casa  dei  doganieri”  il  poeta  ricorda  la  casa che  era stata  luogo
                                  degli incontri con la donna amata; ma il ricordo di quella casa è vivo solo
                                  in  lui,  mentre  la  donna,  disorientata  da  altre  vicende,  ha  dimenticato.
                                  Anche  qui  la  rievocazione  del  passato  si  risolve  per  il  poeta  in  una
                                  conferma del "male di vivere", della nostra solitudine.




                      Temi simili   Temi  simili,  tutti  centrati  sul male  di  vivere  si  leggono  nelle  due  ultime
                                  raccolte  di  liriche,  La  bufera  ed  altro  (1957),  in  cui  la  guerra  è  l'altra
                                  "occasione" di meditazione del poeta, e Satura (1971), che comprende
                                  una serie di colloqui del poeta con la moglie su episodi di vita passata.
                                  Questa  sostanziale  identità  di  temi,  discosta  Montale  da  Ungaretti.
                                  Mentre  in  Ungaretti  l'"uomo  di  pena"  si  trasforma  in  uomo  di  fede,
                                  Montale rimane sempre solo uomo di pena.





                                                                       Nel 1962, in occasione della presentazione di un’antologia
                                                              delle sue poesie in greco, Montale si recherà ad Atene. Di
                                                              questo suo viaggio, coinciso con le nozze regali di Sofia con
                                                              Carlos (“quando l'Almanacco di Gotha straripò dalle soffitte del
                                                              King George”), narrerà poi nel suo poema Botta e Risposta III
                                                              della Satura. Destinataria di questa poesia, interlocutrice
                                                              invisibile e scrittrice della “lettera da Kifissia”, a cui risponde
                                                              Montale, è Margherita Dalmati, clavicembalista di fama
                                                              mondiale, poetessa e traduttrice. Ed è a lei che scrive il poeta
                                                              richiamando alla memoria l’esperienze del viaggio (“Tutto ricordo
                                                              del tuo paese ”), e alludendo agli anni tumultuosi che seguirono
                                                              la sua visita (“Già la pentola bolliva e a stento bolle ancora
                                                              mentre scrivo”), che alla fine portarono al golpe dei colonnelli nel
                                                              1967. Un’ironia della sorte e della storia fece sì che il poema,
                            datato 17 Novembre 1968 e pervaso dall’atmosfera malinconica di quei giorni, fu composto precisamente cinque anni
                            prima della rivolta del Politecnico di Atene (17 Novembre 1973), che segnalò l’inizio della fine della dittatura.




                   LOIACONO AURORA 7^BEI                                                          Pagina 3
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