Page 505 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
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        DALLA. MORTE D’ ALESSANDRO A QUELLA D’ EUMENE.  495
    ora la maggiore, la condusse nel Peloponneso dove Megalopoli
    rifiutava di riconoscere la sua autorità, e persisteva nel mantenere
    il governo stabilitoci da Antipatro. La città gli oppose una resi-
    stenza cosi viva che tutti  i suoi tentativi per soggiogarla riusci-
    rono a vóto.
        Al tempo stesso. Olito, comandante della flotta reale, su-
    biva nell’ Ellesponto un immenso disastrb/Incaricato d’ impedire
    che venissero dall’Asia dei rinforzi a Cassandro, incontrò una
    flotta nemica. Tassali, le mandò a fondo diciassette navi, e qua-
    ranta ne prese ma mentre entusiasmato dal trionfo s’ abbando-
               :
    nava a una piena confidenza,  fu  assalito,  alla  sua" volta, da
    un’ altra  flotta comandata da Antigono  ; e gli furono  distrutte
    tutte le navi, a eccezione di una sola colla quale potè salvare la
    propria vita.
        Questi avvenimenti contrari  alla causa sostenuta dal reg-
    gente, indussero anche Atene ad abbandonarlo.  Gli Ateniesi
    vennero a trattative con Cassandro e stabilirono, che sarebbero
    padroni della loro città, delle loro campagne, delle loro rendite
    e delle loro navi, e che la costituzione d’Antipatro sarebbe allar-
    gata, riducendosi da 2000 dramme a 1000  il censo richiesto pel
    godimento dei diritti politici: Cassandro, dal canto suo, terrebbe
    una guarnigione in Munichio, e avrebbe  il diritto di mettere alla
    testa della città  il cittadino ateniese che più gli piacesse. E  lui
    nominò Demetrio di Falera, cittadino distinto per la saviezza,
    per  l’ ingegno, per  1’ amore alle arti, per la virtù, che per quasi
    undici anni di governo  fece godere  agli Ateniesi la  vita più
    quieta che mai avessero fin allora goduto.
        A Polisperconte. dunque, o, per dir meglio, alla causa dei  '
    re , restava unico sostegno Eumene. Il quale si trovava alla testa
    di 15000 uomini :'ma non confidava in nessun corpo quanto nei
    3000 argiraspidi, truppa scelta di veterani agguerriti ed esperti,
    e quindi forniti, nei combattimenti, d’ una intrepidezza, d’un^:-
    sangue freddo ammirabile. E’ sapeva d’ essere straniero  ; non  si
    dissimulava che gli uflìziali macedoni gli avrebbero ubbidito con
    ripugnanza, a motivo appunto di quella sua qualità  ; non igno- ^
    rava che Antigono e Tolomeo, vivamente inquieti della sua po-
    tenza,  s’ adoperavano a levargli  i bravi argiraspidi colla pro-
    messa d’una paga maggiore. Lui però, col fare inalzare nella
    sala del consiglio un trono  , e col 'metter su questo le insegne





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