Page 101 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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100 al-Futūḥāt al-makkiyya
Questa è anche la posizione dottrinale del nostro Maestro Abū Isḥāq
[Ibrāhīm ibn Aḥmad] ibn Ṭārif, uno dei più grandi che abbia conosciuto
( ). Un giorno mi trovavo nella casa di questo Maestro ad Algesiras,
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nell’anno 589. Stavo ascoltando ed egli mi diceva: “Fratello mio! Per
Allah, nei miei confronti io considero gli altri solo come degli Intimi
(a liyā ), f no all’ultimo di coloro che mi conoscono” Gli chiesi: “Cosa
vuoi dire con ciò, Abū Išāq?” ed egli rispose: “La gente che mi ha visto
o che mi ha sentito o parla bene di me oppure dice l’opposto di quello.
Chiunque parli bene di me e mi lodi, mi descrive con quello che è il suo
attributo; se non fosse che è degno ed è il ricettacolo di quell’attributo,
non mi avrebbe descritto per mezzo di esso: secondo me costui è uno
degli Intimi di Allah, l’Altissimo. Quanto a colui che parla male di me,
anch’egli per me è un Intimo, a cui Allah ha fatto conoscere il mio stato.
Egli è dotato di f siognomia ( ā a e svelamento (ka ), e vede per mezzo
della Luce di Allah, sì che per me è un Intimo. Per questo, fratello mio,
io vedo solo Intimi di Allah”.
Egli mi disse questo perché stavamo discutendo riguardo ad un uomo
della gente di Ceuta che soleva contrastare questo Maestro con il
contrario di ciò che riceveva da lui. Questo è più eccellente di colui che
ha solo una buona opinione degli uomini. Egli faceva parte dei Maestri
i cui sof (a ā ) rendono conto contro di loro ed essi sono puniti per le
loro negligenze. Egli morì in conseguenza di un atto di trascuratezza
ll i i i a u iat i i (kitā al-mu a i āt)”, pubblicato da Yusūf an-Nabhānī in “ a a āt
a - ā ay - - alāt alā ayyi al-ka ay ” (Beirut, s.d.), pp. 472-478, in cui l’autore ripor-
ta 18 visioni avute nel corso della sua vita. Una traduzione francese del brano relativo
a questo episodio è stata fatta da Claude Addas in “ a u la u t u u u-
”, Gallimard, 1989, pagg.109-110. Nella prima edizione delle Futūḥāt, Ibn ʿArabī non
menzionava la visione, ed il testo era il seguente: “La Via esige che il Maestro non di-
mentichi la gente del suo tempo, per cui a maggior ragione come potrebbe dimenticare
il discepolo che ha istruito? Anzi egli non dimentica chi lo ha salutato anche una sola
volta ed ha conosciuto il suo volto, né dimentica presso Allah chi si è sforzato a fargli del
male ed ha parlato male di lui, e questo era lo stato spirituale di Abū Yazīd. Non dimen-
tica neppure che tra gli uomini vi è chi conosce il Maestro, malgrado il Maestro non lo
conosca, e chiede ad Allah, l’Altissimo, di perdonarlo e di scusare chi ha menzionato il
Maestro e lo ha lodato o lo ha maledetto ed ha parlato male di lui, anche se il Maestro
non lo conosceva e non aveva mai sentito il suo nome”.
111 Questo Maestro è menzionato nella i t la lla a tit , a pagg. 141-142 della tra-
duzione di R.W.J. Austin, “ u al u i ”, Editions Orientales, 1979.