Page 99 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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98                                          al-Futūḥāt al-makkiyya

            Qualcuno della Gente di Allah sostiene che nessuno può sostituire un
            altro  nell’opera;  piuttosto  egli  deve  chiedere  ad  Allah  quello  per  lui
            mediante la sua energia interiore ( imma  ( ) e la sua preghiera ( u ā ).
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            Vi è un accordo generale su questo punto, ma quest’ultima situazione si
            verif ca molto raramente. Questa è la trasposizione di colui che sostiene
            che nessuno digiuna al posto di un altro e la trasposizione di colui che
            sostiene che il suo prossimo digiuna per lui.

            C’è  poi  chi  sostiene  che  il  prossimo  non  debba  digiunare  o  dar  da
            mangiare  [a  un  povero]  a  meno  che  il  defunto  non  abbia  lasciato
            disposizioni  in  tal  senso.  Questo  succede  quando  il  discepolo  sta
            morendo  e  dice  al  Maestro:  “Dammi  una  parte  della  tua  energia
            interiore ed una parte della tua opera. Forse così Allah mi darà ciò in
            cui spero” Se il discepolo si comporta così, ha un cattivo a a  con il suo
            Maestro poiché cerca di usarlo per se stesso e sospetta che il Maestro
            possa dimenticare il discepolo.

            Il fondamento di quello è che un uomo [Rabīʿa ibn Kaʿb] aveva chiesto
            all’Inviato di Allah, che Allah faccia scendere su di lui la Sua  alāt e
            la Pace, di chiedere per lui al suo Signore di essere suo compagno in
            Paradiso. L’Inviato di Allah, che Allah faccia scendere su di lui la Sua
             alāt e la Pace, gli rispose: “Aiutami a realizzarlo tu stesso, facendo molte
            prosternazioni” ( ), richiamando la sua attenzione sul [la necessità di]
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            perseguire lui stesso il risultato e sulla sua cattiva educazione (a a ) nei
            suoi confronti.


            107 Nel Cap. 229 [II 526.22], Ibn ʿArabī spiega che questo termine viene usato in
            tre sensi diversi: a) la spoliazione del cuore per [lasciarvi solo] gli oggetti desiderati;
             ) l’inizio della veridicità ( i  ) dell’aspirante;  ) la concentrazione delle aspirazioni [o
            delle energie] per garantire la purezza dell’ispirazione (il ām). Le considerazioni fatte
            da Ibn ʿArabī riguardo alla “ imma” sono molto complesse, ma è certo che essa designa
            una forza attiva o ef  ciente ( u  a  a  āla  in grado di determinare ef etti sia sul piano
            esteriore [IbnʿArabī cita una gente chiamata in Africa “al  a  ā iyya” che uccideva per
            mezzo della “ imma”] che sul piano interiore. A seconda del contesto ho tradotto il
            termine con “aspirazione” o con “energia interiore”, non con “energia spirituale” come
            molti traduttori fanno, in quanto in alcuni punti Ibn ʿArabī def nisce la “ imma” come
            una “ u  a  a  iyya”, il che sembrerebbe piuttosto deporre per qualcosa di psichico
            che spirituale, ancorché il termine “ a  iyya” possa essere inteso come “personale”. La
             imma sembra assimilabile in molti casi alle “ i   i ” della tradizione indù.
            108  a    riportato da Muslim, IV-225, Abū Dāʾūd, V-22, an-Nasāʾī, XII-79, e da Ibn
            Ḥanbal.
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