Page 95 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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94 al-Futūḥāt al-makkiyya
tempo, il Nome “l’Ultimo” la riceve (tala ā). Quindi, la persona soggetta
all’obbligo, nell’adempierlo [al termine del tempo] sta recuperando
( ā ) in rapporto al Nome “il Primo”. Se avesse compiuto [il digiuno]
all’inizio del tempo si sarebbe detto che egli avesse adempito [l’obbligo]
senza alcun dubbio o ambiguità; egli invece è adempiente (mu a ) in
rapporto al Nome “l’Ultimo”.
Quando il viaggiatore in digiuno o colui che è malato rompono il
digiuno, essi sono obbligati a digiunare un numero equivalente di giorni
al di fuori di Ramaḍān. Si tratta di un obbligo che ha un ampio tempo
di soddisfazione, dal secondo giorno di Šawwāl f no alla f ne della
sua vita o f no a Šaʿbān di quell’anno. Il Nome “il Primo” lo riceve
nel secondo giorno di Šawwāl: se egli digiuna in quel giorno egli sta
adempiendo [l’obbligo] senza dubbio o ambiguità, se invece lo rimanda
ad un altro momento egli lo adempie sotto un aspetto e recupera sotto
un altro aspetto. Non c’è dubbio che egli è adempiente quando fa quello
in successione all’inizio del suo tempo; se invece non lo fa in successione
sta recuperando.
Chiunque considera la brevità dell’attesa e l’ignoranza del termine,
rende ciò obbligatorio. Chi considera che il tempo è ampio consente
la scelta. Chi considera la precauzione (iḥ iyāt) lo raccomanda. Ognuno
di questi stati (aḥ āl) ha un Nome divino la cui autorità (ḥukm) non va
al di là di quello stato. L’essere contingente (ka ) è in pugno ( a a ai
Nomi divini, che dispongono di lui in due modi: secondo le loro realtà
essenziali e secondo la predisposizione degli esseri contingenti nei loro
confronti: devono esservi le due cose per chi è dotato di due occhi ( ).
103
Gli attributi propri, per i Nomi e per altro che i Nomi, non cambiano:
103 Nel Cap. 375 [III 470.31] Ibn ʿArabī spiega: “Ci è stato insegnato che vi sono due
occhi, come ha detto l’Altissimo: “Non gli abbiamo forse dato due occhi?” (Cor. XC-8).
Un occhio è quello con cui è percepito chi è soggetto a trasmutazione [o cambiamento]
(taḥa ul), mentre l’altro è quello con cui è percepita la trasmutazione stessa. Si tratta
di due vie distinte che il Vero ha mostrato al possessore dei due occhi dicendo: “Non lo
abbiamo guidato su due alti sentieri ( a āy )?” (Cor. XC-10) […] Ogni occhio ha una
via: sappi dunque chi vedi e cosa vedi. Per questo è corretta [l’af ermazione]: “Non hai
scagliato quando hai scagliato, ma è Allah che ha scagliato” (Cor. VIII-17). L’occhio
con cui percepisci che lo scagliare appartiene ad Allah è diverso dall’occhio con cui
percepisci che lo scagliare appartiene a Muḥammad, che Allah faccia scendere su di lui
la Sua alāt e la Pace. Sappi dunque che hai due occhi, se sei dotato di scienza. Allora
saprai per certo che Colui che scaglia è Allah nella forma corporea Muḥammadiana”.