Page 95 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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            tempo, il Nome “l’Ultimo” la riceve (tala  ā). Quindi, la persona soggetta
            all’obbligo,  nell’adempierlo  [al  termine  del  tempo]  sta  recuperando
            ( ā  ) in rapporto al Nome “il Primo”. Se avesse compiuto [il digiuno]
            all’inizio del tempo si sarebbe detto che egli avesse adempito [l’obbligo]
            senza alcun dubbio o ambiguità; egli invece è adempiente (mu a   ) in
            rapporto al Nome “l’Ultimo”.

            Quando  il  viaggiatore  in  digiuno  o  colui  che  è  malato  rompono  il
            digiuno, essi sono obbligati a digiunare un numero equivalente di giorni
            al di fuori di Ramaḍān. Si tratta di un obbligo che ha un ampio tempo
            di  soddisfazione,  dal  secondo  giorno  di  Šawwāl  f no  alla  f ne  della
            sua vita o f no a Šaʿbān di quell’anno. Il Nome “il Primo” lo riceve
            nel secondo giorno di Šawwāl: se egli digiuna in quel giorno egli sta
            adempiendo [l’obbligo] senza dubbio o ambiguità, se invece lo rimanda
            ad un altro momento egli lo adempie sotto un aspetto e recupera sotto
            un altro aspetto. Non c’è dubbio che egli è adempiente quando fa quello
            in successione all’inizio del suo tempo; se invece non lo fa in successione
            sta recuperando.

            Chiunque  considera  la  brevità  dell’attesa  e  l’ignoranza  del  termine,
            rende ciò obbligatorio. Chi considera che il tempo è ampio consente
            la scelta. Chi considera la precauzione (iḥ iyāt) lo raccomanda. Ognuno
            di questi stati (aḥ āl) ha un Nome divino la cui autorità (ḥukm) non va
            al di là di quello stato. L’essere contingente (ka  ) è in pugno ( a  a  ai
            Nomi divini, che dispongono di lui in due modi: secondo le loro realtà
            essenziali e secondo la predisposizione degli esseri contingenti nei loro
            confronti: devono esservi le due cose per chi è dotato di due occhi ( ).
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            Gli attributi propri, per i Nomi e per altro che i Nomi, non cambiano:

            103 Nel Cap. 375 [III 470.31] Ibn ʿArabī spiega: “Ci è stato insegnato che vi sono due
            occhi, come ha detto l’Altissimo: “Non gli abbiamo forse dato due occhi?” (Cor. XC-8).
            Un occhio è quello con cui è percepito chi è soggetto a trasmutazione [o cambiamento]
            (taḥa  ul), mentre l’altro è quello con cui è percepita la trasmutazione stessa. Si tratta
            di due vie distinte che il Vero ha mostrato al possessore dei due occhi dicendo: “Non lo
            abbiamo guidato su due alti sentieri ( a  āy )?” (Cor. XC-10) […] Ogni occhio ha una
            via: sappi dunque chi vedi e cosa vedi. Per questo è corretta [l’af ermazione]: “Non hai
            scagliato quando hai scagliato, ma è Allah che ha scagliato” (Cor. VIII-17). L’occhio
            con cui percepisci che lo scagliare appartiene ad Allah è diverso dall’occhio con cui
            percepisci che lo scagliare appartiene a Muḥammad, che Allah faccia scendere su di lui
            la Sua  alāt e la Pace. Sappi dunque che hai due occhi, se sei dotato di scienza. Allora
            saprai per certo che Colui che scaglia è Allah nella forma corporea Muḥammadiana”.
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