Page 199 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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            ha fatto di esso un rito che non ha simile. Quando colui che digiuna
            separa con la rottura i due giorni non continua, e se non rompe realizza
            la continuità. Con quello indica la congiunzione (  āl) del digiuno del
            servitore con il digiuno attribuito al Vero, perché sia chiaro per lui che
            il servitore partecipa alla trascendenza (ta    ) con il digiuno, come del
            digiuno appartiene al Vero la trascendenza: ciò è una bella notif cazione
            per i conoscitori. E così è nella realtà delle cose: al servitore appartiene
            una trascendenza ( ) che gli è propria, soprattutto quando la sua opera
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            consiste nella trascendenza del Vero [come nel caso del digiuno], poiché
            la sua opera torna a suo vantaggio [o: si riferisce a Lui] ed essa è la tra-
            scendenza. La trascendenza del Vero non consiste nell’af ermazione di
            trascendenza di ciò che è trascendente (mu a  a  , ma Egli, l’Altissimo,
            è l’Essenza trascendente per Se stessa, non siamo noi ad af ermare la
            Sua  trascendenza.  Per  questo  la  nostra  trascendenza  torna  a  nostro
            vantaggio, mentre altri che noi sono esclusi da essa (ḥ  a ḥu ima- u  ay u-
             ā). Quindi, chi è in grado di continuare ininterrottamente in questi sei
            giorni, [fa] ciò [che] è più degno (aḥa  ) e più appropriato (a lā).

            Se uno trova una trascrizione ( a l) dall’arabo nella lingua con l’elisione
            della “ ā ” riguardo al numero maschile giudica lo ḥa    secondo quella
            lingua. Ci è stato riferito che quando Allah fece scendere sul Suo Profe-
            ta, che Allah faccia scendere su di lui la Sua  alāt e la Pace, [il versetto]:
            “ed essi tramarono una astuzia molto grande (ku  ā )” (Cor. LXXI-22),
            i presenti non conoscevano questo idioma (laḥ ) e non capivano il suo
            signif cato. In quel mentre arrivò un arabo del deserto che si avvicinò
            come uno straniero, entrò dall’Inviato di Allah, che Allah faccia scende-
            re su di lui la Sua  alāt e la Pace, e lo salutò dicendo: “O Muḥammad, io
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            sono un uomo tra i più grandi (ku  ā ) della mia gente” ( ), ed i presenti
            seppero allora che questa espressione era stata rivelata con l’idioma di
            quell’arabo e dei suoi compagni, e così capirono il suo signif cato. Non
            è escluso che l’elisione della “ ā ” sia ammessa per i numeri maschili
            nel dialetto di alcuni arabi, e se così fosse ciò non inf cerebbe quanto
            noi abbiamo considerato per esso delle realtà essenziali che abbiamo
            contemplato. Il Legislatore sapiente ha inteso entrambe le cose insieme


            279 Il termine ta     può indicare sia la trascendenza o incomparabilità in se stessa, sia
            l’af ermazione della trascendenza del Vero da parte del servitore.
            280  a    non recensito nelle raccolte canoniche.
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