Page 211 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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            Noi condividiamo con loro ciò che l’anima vegetativa esige da noi e da
            loro, ma essi non condividono con noi ciò che è proprio dell’anima logi-
            ca, cioè della ragione (ʿa l), riguardo al far pervenire il diritto a colui che
            lo detiene. “Invero la tua anima ha un diritto su di te” ( ), ed esso è il
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            più forte dei diritti delle creature (ak ā ) dopo il diritto di Allah su di te,
            perché il tuo contendente ( a m) è tra i tuoi f anchi. Nessun essere creato
            ha un diritto su qualcuno senza che Allah non abbia in ciò un diritto
            su quell’essere. Custodisci quindi la tua anima. Quando sarà domani,
            nella sede della retribuzione e della teofania, apparirà la distinzione tra
            i gruppi di uomini e la loro gerarchia. Quanta dif erenza tra un’anima
            che verrà radunata con Attributi divini ed un’anima esclusa da quello.
            Nel Giorno della Resurrezione la sua preoccupazione sarà rivolta verso
            ciò a cui si era rivolta in questo mondo, dedicandosi esclusivamente a
            ciò che questa costituzione naturale chiede riguardo all’arricchirsi di ciò
            che oltrepassa il bisogno, e non c’è dif erenza tra essa ed i restanti ani-
            mali. Questo è l’uomo animale. Può darsi che la maggioranza degli ani-
            mali quando ne ha abbastanza non si preoccupi del futuro, ma l’uomo
            non è così: egli non cessa di essere preoccupato ed insaziabile sia riguar-
            do al presente che al futuro, ammassa e non è mai soddisfatto perché
            “è stato creato avido ( alūʿ), quando lo tocca il male è af  itto e quando
            lo tocca il bene lesina, salvo coloro che fanno la  alāt (al-mu all  ), coloro
            che sono costantemente impegnati nella loro  alāt” (Cor. LXX-19 a 22).
            Essi sono coloro che arretrano rispetto alla qualità con cui sono stati
            connaturati, perché “colui che fa la  alāt [(al-mu all ), letteralmente colui
            che è secondo nella corsa dei cavalli]” è colui che sta dietro a chi viene
            per primo nella corsa ( ). Questo è il signif cato qui di “salvo i mu all  ”,
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            secondo la trasposizione esoterica, e può anche trattarsi di un commen-
            to exoterico del versetto, ed esso è ammesso ( ā i ), ma la sua portata
            secondo l’allusione esoterica è più garantita (a  am).


            300  a    riportato da al-Buḫārī, XXX-51, 54 e 55, Muslim, XIII-182 e 187, Abū
            Dāʾūd, V-27, XIV-56, an-Nasāʾī, XXII-76, at-Tirmiḏī, Ibn Māǧa, ad-Dārimī, e da
            Ibn Ḥanbal.
            301 La stessa interpretazione del termine è fornita nel Cap. 69 (I 387.20), ove è utilizzata
            per spiegare la seconda posizione che ha la  alāt nell’elenco dei cinque pilastri dell’Islām:
            “La   alāt,  che  viene  così  al  secondo  posto  tra  i  fondamenti,  è  etimologicamente
            imparentata al termine “mu all ”, che nel linguaggio ippico designa il cavallo che in
            una corsa segue immediatamente il primo ( ā i ). Il primo tra i fondamenti della Fede è
            l’Attestazione e quindi il “mu all ” [cioè il cavallo che viene al secondo posto] è la  alāt”.
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