Page 213 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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            sarà insieme ad Allah sotto quell’altro aspetto. E come in questo mondo
            essi non sono velati dal bisogno che sentono del cibo, malgrado la forza
            del suo potere in questo mondo, per l’allontanamento delle sof erenze
            della fame e della sete e per la percezione delle specie di cose che gene-
            rano dolore, così nell’aldilà non li velerà da Allah la beatitudine del Pa-
            radiso sensibile, nell’essere caratterizzati dai Suoi Nomi che si addicono
            alla dimora dell’aldilà. Essa infatti ha dei Nomi divini che oggi nes-
            suno conosce, poiché invero sono le loro sedi (ma ā i ) che manifestano
            i Nomi divini. Il Profeta, che Allah faccia scendere su di lui la Sua  alāt
            e la Pace, ha detto: “e Lo loderò con lodi che adesso non conosco” ( ),
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            poiché la sede determina i Nomi ed essa deriva dai loro ef etti.

            Quello che abbiamo detto a proposito della beatitudine esente da qual-
            siasi rimpianto (ḥa  a  riguarda il Paradiso, e non la Resurrezione. Infat-
            ti, il Giorno della Resurrezione è per tutti il Giorno del reciproco ingan-
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            no (ta ā u ) [cfr. Cor. LXIV-9] ( ). Dirà il beato: “Magari avessi fatto
            di più!” E il dannato dirà: “Che rimpianto per ciò che ho trascurato!”
            (Cor. XXXIX-56). Così il Giorno della Resurrezione si chiama anche
            il Giorno del rimpianto per il fatto che manifesterà qualcosa di simile a
            questo. Si dice infatti: “Mi sono tolto il vestito (ḥa a tu  - a    a -  )” ed è
            così apparso quel che c’era sotto, dove ḥa a a signif ca rimuovere.
            L’inganno reciproco consiste nel fatto che l’uomo vedrà là chi è suo
            vicino e suo compagno in questa stazione molto elevata e non aveva
            visto quello di lui in questo mondo, che è la sede dell’ottenimento di


            302  a    riportato da al-Buḫārī, XCVII-19 e 36, Muslim, I-326, e da Ibn Ḥanbal.
            303 Nel Cap. 61 (I 300.19) Ibn ʿArabī precisa: “Invero non c’è castigo, per gli spiriti,
            più  forte  dell’ignoranza,  ed  essa  è  tutta  un  inganno  ( a  ):  per  questo  il  giorno  in
            cui  saranno  castigate  le  anime  è  stato  chiamato  “Giorno  dell’inganno  reciproco”
            (Cor. LXIV-9). [L’anima] dirà: “Che rimpianto per ciò che ho trascurato” (cfr. Cor.
            XXXIX-56). Esso sarà il giorno della spoliazione (ḥa  a , cioè il giorno della scoperta
            (ka   ),  dall’espressione  “ho  messo  a  nudo  (ḥa a tu)  la  cosa”  intesa  nel  senso  di  “l’ho
            scoperta”. È come se egli dicesse: “Ahimè, mi sono spogliato di ciò in questo mondo,
            pur sapendo benissimo cosa facevo” e si è quindi ingannato da solo. In quel giorno
            l’inganno reciproco riguarderà tutti, sia l’ubbidiente che il disubbidiente. Il primo dirà:
            “Ahimè, ho fatto degli sforzi, ho pagato il mio debito di ubbidienza, ho rif ettuto sulle
            parole del mio Signore e mi sono comportato di conseguenza”, malgrado sia un beato.
            Colui che si è opposto [ribellato] dirà invece: “Ahimè, perché mi sono opposto al mio
            Signore in ciò che mi ha ordinato e proibito”. Altri riferimenti al Giorno dell’inganno
            reciproco si trovano nei Cap. 104 (II 187.2), 374 (III 466.14) e 437 (IV 49.25).
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