Page 237 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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236 al-Futūḥāt al-makkiyya
È stato riportato nel Libro dell’Incitamento (kitā at-ta ) di Ibn
Zinǧawayh ( ), che l’Inviato di Allah, che Allah faccia scendere su di
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lui la Sua alāt e la Pace, ha detto: “Chi fa un giorno di digiuno, desi-
derando il volto di Allah, Allah lo allontana dal Fuoco infernale di 70
anni” ( ), ed altre af ermazioni simili.
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Colui che ha come grado di contemplazione la dilatazione ( a ), la spe-
ranza ed il Paradiso, e sa che il Sabato si chiama così per l’idea di riposo
( āḥa che comporta, anche se questo riposo non è consecutivo ad una
fatica - si tratta, in ef etti, del giorno che [non] sta tra l’inizio della crea-
zione, che cade di Domenica, e la sua f ne, che cade di Venerdì, periodo
in cui si succedono i sei giorni in cui Allah ha creato le cose. Arrivato al
Sabato, Egli ha detto, ponendo una delle Sue gambe sull’altra: “Io sono
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il Re ed Io governo (aḥkamu) il Mondo” ( ), ed “ha stabilito nella Terra
i suoi nutrimenti” (cfr. Cor. XLI-10) ed “ha rivelato in ogni Cielo il suo
ordine” (Cor. XLI-12), ha stabilito le Bilance ed ha fatto dipendere una
creatura dall’altra, stabilendo chi dà e chi riceve tra esse, ed ha perfezio-
nato le loro predisposizioni negli aspetti più completi ed ha compiuto
ciò che ha notif cato, cioè di aver dato ad ogni cosa la sua creazione (cfr.
Cor. XX-50), ed ha attribuito a Se stesso il fatto di avere f nito – chi ha,
come dicevo, questo grado di contemplazione, af erma che la Saggezza
esige la rottura [del digiuno] in questo giorno, e quindi vieta il digiuno
di Sabato, anche per la dif coltà che contrasta con il riposo, in quanto
il digiuno è duro, poiché è contrario alla natura costitutiva dell’uomo
che è di nutrirsi.
Quanto a colui che digiuna di Sabato per rispettare la contrapposizione
con gli associatori, il suo grado di contemplazione è che l’associatore ha
come oggetto di contemplazione il socio ( a k) che egli erige come tale
338 Nel a a - u ū di Haǧǧī Ḫalifa, dizionario bibliograf co di oltre 14000 libri,
questo titolo è attribuito ad un altro autore, mentre è riportato un certo Ḥamīd ibn
Muḫallad Abū Aḥmad al-Azdī, chiamato Ibn Zinǧawayh, morto nell’anno 248
dall’Egira. Ibn Zinǧawayh e la sua opera vengono citati da Ibn ʿArabī anche nel Cap.
560 [IV 473.9].
339 a riportato da al-Buḫārī, LVI-36, Muslim, XII-167 e 168, Abū Dāʾūd, XX-3,
at-Tirmiḏī, an-Nasāʾī, Ibn Māǧa, ad-Dārimī, e da Ibn Ḥanbal.
340 a non recensito nelle raccolte canoniche.