Page 247 - I Segreti del digiuno al Futuhat FINAL
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246                                         al-Futūḥāt al-makkiyya

            La  morte  è  oggetto  di  contemplazione  per  questa  persona,  poiché
            quello è il tempo della presa di conoscenza dei termini [della durata
            della  vita]  (ā āl)  e  del  richiamo  alla  coscienza  di  essi  per  il  credente
            che non ha questa conoscenza. E poiché la notte seguente è quella del
            sedicesimo [giorno], il possessore di questa contemplazione, o colui la
            cui coscienza è stata richiamata, non smette di osservare la morte, ed
            egli è annoverato, per questo suo stato, tra i f gli dell’aldilà. Con la morte
            viene meno l’obbligo di osservanza e quindi egli non è nella condizione
            in cui può decidere di notte di fare il digiuno, per la sua contemplazione
            dello stato dell’attributo che fa cessare le opere: egli resta quindi ebbro
            per ef etto della contemplazione. Colui a cui questo attributo resta f no
            all’arrivo di Ramaḍān è impedito dal digiunare nella metà [restante
            di Šaʿbān], mentre colui a cui esso non resta è impedito dal digiunare
            specif camente [il sedicesimo giorno], per via del fatto che egli non ha
            deciso [di digiunare] nella notte [del sedicesimo giorno].

            La notte del sedicesimo giorno non è la notte della trascrizione ( u a )
            dei termini [della durata della vita], che è invece la notte della metà del
            mese.
            Uno dei dottori della gente dell’esteriore [cioè dei ẓāhiriti] ha specif cato
            che il sedicesimo [giorno] è la sede del divieto del digiuno in esso, che
            ho menzionato. Egli [cioè Ibn Ḥazm], Allah abbia Misericordia di lui,
            ha riportato uno ḥa    sano, che ci è stato trasmesso da un gruppo [di
            conoscitori di tradizioni], tra cui Abū Bakr Muḥammad ibn Ḫalaf ibn
            Ṣāf al-Laḫmī ( ), Abū-l-Qāsim ʿAbdu-r-Rahmān ibn Gālib al-Muqrī
                        358
            ( ), Abū-l-Walīd Ǧābir ibn Abū Ayyūb al-Haḍramī ( ) e Abū l-ʿAbbās
                                                       360
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            ibn Miqdām. Tutti costoro hanno riportato che Abū l-Ḥasan Šurayḥ
            f glio di Muḥammad ibn Šurayḥ ar-Ruʿaynī al-Muqrī ( ) ha riferito che
                                                       361
            Abū Muḥammad ʿAlī ibn Aḥmad ha riferito che ʿAbdallāh ibn ar-Rabīʿ
            ha riferito che ʿUmar ibn ʿAbd al-Malik ha riferito che Muḥammad
            358  Morto  nell’anno  585  dall’Egira.  Ibn  ʿArabī  lo  frequentò  a  Siviglia  [I  331.13
            (nell’anno 578 dall’Egira, all’età di 18 anni), I 425.14 e IV 550.10]
            359 Noto anche come Ibn aš-Šarrāt, di Cordova, morto nell’anno 586 dall’Egira. Al-
            Muqrī non è un nome di famiglia ma indica la sua qualif ca di “recitatore” del Corano.
            360 Ibn ʿArabī lo frequentò a Siviglia [ uḥā a āt al-a  ā , I-26 (edizione del Cairo, 1906)]
            361 Muḥammad ibn Šurayḥ ar-Ruʿaynī al-Muqrī, morto nell’anno 476 dall’Egira, è
            l’autore del “ itā  al- ā  ”; il f glio Abū l-Hasan Šurayḥ morì invece nell’anno 537.
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