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cizio di nostra facoltà morale, e
ne dirige gli appetiti. Analoga per
tanto nel piano a quello della pri
ma critica, questa pure distingue,
gli scopi della pratica ragione in
materiali, che ne vengono dal di
fuori, come i piaceri sensuali, ed
in iscopo formale, che è quello cui
ne prefiggiamo noi medesimi; seb
bene Kant lo consideri stabilito a
priori (*). E così rende, o procura
a
(*) I due scopi sono la felicità e la virtù,
come quelli che risguardano l'uomo nella
sua qualità di essere sensibile il primo, e
di essere morale il secondo. Dall'accoppia
mento poi della felicità colla virtù emerge,
come dissi, uno scopo ancor più elevato,
quello cioè che la ragione pratica stabilisce
come necessario, e dal quale nasce la fede.
Perciocchè , avendo egualmente stabilito
dover la fede ammettere per vero quanto
è condizione assoluta e necessaria di uno
scopo necessario, e non potendosi mirare