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“ ’ oro cresce nella sabbia come le carote
e viene raccolto all’alba”. Così verso
Oggi l’AFRICA è un l’anno Mille l’erudito iraniano Ibn
L al-Faqih descriveva il favoloso Im-
continente in difficoltà. pero del Ghana, in Africa Occidentale. Era solo uno
Ma le sue RICCHEZZE dei potenti regni che un tempo prosperavano grazie
naturali hanno permesso alle ricchezze naturali di un continente che oggi lot-
ta contro malattie, carestie e siccità.
Chi di ferro ferisce... Il più antico regno afri-
in passato la NASCITA cano, a parte l’Egitto dei faraoni, nacque in Nubia
di VASTI imperi (fra il Mar Rosso e il Sudan) intorno al 1000 a.C.
Era lo Stato di Kush, fondato da commercianti di
elettro (una lega naturale di oro e argento), avorio,
ebano e pelli di pantera, e così potente da riuscire
a regnare per sessant’anni sull’Egitto. La minaccia
degli Assiri spinse i Kushiti, verso il IV secolo a.C.,
a “traslocare” la capitale da Napata a Meroe, 230
km a nord dell’attuale Khartoum, tra il Nilo Az-
zurro e il Nilo Bianco. «Meroe offriva dei vantag-
gi», scrive John Reader, esperto di storia africana e
membro del dipartimento di Antropologia dell’U-
niversity College di Londra, nel suo libro Afri-
ca (Mondadori). «Rientrava nella fascia tropicale:
così le piogge estive consentirono ai coltivatori di
Meroe di estendere i loro campi al di là del fiume».
Meroe poté anche contare su ferro per le armi e le-
gname per il fuoco con cui forgiarle.
Eredi della cultura egizia (costruivano piccole pi-
ramidi), i Meroiti furono soprattutto un popolo di
guerrieri. Eppure, a un certo punto, scomparvero
dalla Storia. «La produzione di ferro che garantì l’a-
scesa del regno finì per determinarne la caduta nel II
secolo d.C.», spiega Reader. «Gli alberi necessari alle
fonderie erano stati abbattuti a un ritmo tale da non
consentire il rinnovo dei boschi. La deforestazione
portò all’erosione del suolo, che non poté più essere
coltivato». Nel 350 d.C. Meroe fu travolta dall’eser-
cito di re Ezama, signore del regno di Aksum.
Pazzi per gli obelischi. Una città piena di
palazzi e punteggiata da oltre 140 obelischi. Co-
sì appariva Aksum (nell’attuale Etiopia), cuo-
re di una civiltà capace di elaborare una propria
scrittura – il ge’ez, usato ancora oggi – e di conia-
re le uniche monete dell’Africa subsahariana pri-
ma del X secolo. Che cosa rese possibile tutto ciò?
Le montagne. In Etiopia (il 4% del territorio afri-
cano) si concentrano la metà dei rilievi oltre i
2mila metri e l’80% di quelli sopra i 3mila. A una
latitudine in cui le temperature toccano i 47 °C, la
NATIONAL GEOGRAPHIC/GETTY IMAGES tse, che impedisce l’allevamento nelle savane, non
frescura è un bene prezioso. Inoltre, la mosca tse-
sopravvive all’altitudine e i venti umidi provenien-
ti dal Mar Rosso assicurano le piogge. Gli Aksumi-
ti poterono così contare su piante che crescono so-
lo sull’altopiano, come il teff (un cereale) e il caffè.
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