Page 9 - Ottobre 2017 interno finale_Neat
P. 9

all’ingresso. La prima cosa che si nota è lo          della diga: 1878. Ciò fa di questa diga la più antica
           stile Liberty delle costruzioni. La seconda è         della Sardegna. L’impianto, costruito tra il 1874 e il
           il  fatto  che,  a  parte  i  normali  segni  dello   1879 e collaudato nel 1880, raccoglieva le acque del
           scorrere  del  tempo,  non  presentano                rio  “Bunnari”,  che  scorre  ancora  oggi  nella  valle.
           danneggiamenti dovuti ad atti vandalici: non          Venne costruito persino un tunnel, di cinque chilometri
           ci sono immondizie e le pareti, per quanto            circa,  che  collega  la  diga  del  1878  alla  palazzina
           scrostate  e  scolorite,  sono  pulite,  senza        Liberty  dell’Acquedotto  di  Sassari  in  viale  Adua.
           scritte o graffiti. Nell’edificio più grande si       L’ingresso  nella  valle  di  Bunnari  è  difficilmente
           scorge, seppure sbiadita, la scritta “Filtro”,        individuabile  a  causa  della  vegetazione  e,  secondo
           incisa  sulla  lastra  di  marmo  posta  sopra        alcuni rilievi, è possibile che il tunnel sia parzialmente
           l’ingresso.  All’interno  una  serie  di  grandi      ostruito da alcuni crolli. I dati tecnici descrivono la
           archi delimitano profonde cisterne interrate.         struttura come una “diga a gravità ordinaria”  - ossia
           Continuando  poi  lungo  il  sentiero  emerge,        che si oppone alla pressione dell’acqua col proprio
           un po’ alla volta, la struttura più imponente e       peso e grazie all’attrito con la roccia di fondazione -
           meglio conservata di tutte. L’impressionante
           mole della diga si mostra inizialmente con
           discrezione,  per  rivelarsi  in  tutta  la  sua
           maestosità  una  volta  giunti  alla  base  dello
           sbarramento.  Sulla  sommità,  in  grandi
           caratteri  metallici  ossidati  e  corrosi  dal
           tempo  ma  ancora  perfettamente  leggibili
           anche  da  lontano,  è  incisa  la  data  che  ha
           visto  l’ultimarsi  dei  lavori  di  costruzione













                                                                        “L’impianto costruito

                                                                        tra 1874 e il 1879”



                                                                      interamente costruita in muratura di pietrame.
                                                                      Con trentadue metri di altezza, garantisce un
                                                                      invaso  di  457.000  metri  cubi  d’acqua,  che
                                                                      furono  abbastanza  per  soddisfare  la  sete  dei
                                                                      sassaresi  per  lungo  tempo.    Giunti  alla  base
                                                                      della diga, non senza una certa difficoltà a causa
                                                                      delle erbacce e soprattutto dei rovi che rendono
                                                                      l’avanzamento abbastanza problematico, ci si
                                                                      sente  quasi  sopraffatti  dall’incombenza  della
                                                                      struttura.  Si  notano,  parzialmente  soffocate
                                                                      dalla vegetazione, due centraline di controllo
                                                                      del flusso, all’interno delle quali sono ancora
                                                                      visibili le tubature e i meccanismi idraulici, per
                                                                      quanto arrugginiti. Il silenzio è totale, interrotto
                                                                      solo dal verso sporadico di qualche animale e
                                                                      dal  leggero  fruscìo  del  fiume,  che  ora  scorre
                                                                      libero,  senza  impedimenti.  Questo,  unito  alla
                                                                      totale  assenza  di  campo  che  zittisce  anche  il
                                                                      telefonino,  dà  l’idea  di  trovarsi  sperduti  in
                                                                      qualche  remoto  angolo  di  mondo  anziché  a
                                                                      dieci  minuti  dalla  città.  Da  quel  che  ci  dice
                                                                      Enrico Costa in “Sassari” (parte VI cap. 5) la


                                                                                                                   9
   4   5   6   7   8   9   10   11   12   13   14