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Cosa vuol dire “prete modello base”?                                  In ordine orario:
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           Credo che significhi andare all’essenza del mio mi-                   2)San  Michele Arcangelo, cesello in argento
           nistero: prendere la mia vita, unita a quella di Gesù
           Cristo, e metterla al servizio di chi mi sta intorno.                 realizzato  su  disegno di Don  Murgia per la
                                                                                 parrocchia di San Michele a Bono
           Che differenza c’è tra essere prete come tu lo in-                    3) Taccuino da schizzi
           tendi e “il prete” così come molti lo immaginano?                     4) Sede e altare della chiesa di Sant’Antonio

                                                                                 realizzati su progetto di Don Murgia (marmo
           Se  parliamo  del  modello  culturale  -  per  intenderci
           quello che passa nei film o in tv o nella letteratura -               e trachite)
           credo che la differenza risieda nella mia mancanza di
           filtri. Io non intendo la mia vita come un “ruolo” o un
           “servizio part-time” ma sono convinto che tutto ciò
           che sono faccia parte della missione che tento di rea-
           lizzare. Per me non ci sono impegni che possono es-
           sere considerati diversi da ciò che faccio dall’altare
           alla sagrestia. Faccio tutto in maniera integrata. Ciò
           che passa forse nella cultura contemporanea è che
           il prete sia qualcuno che abbia una vita sdoppiata:
           una funzione pubblica e delle zone di privacy in cui
           questo ufficio non si manifesta. Spero invece che ciò   “L’altra metà è “uomo felice”. Sono
           che si percepisce di me sia l’esatto opposto, perché
           tutto ciò che faccio e che sono fa parte di un’unica
           missione. “Prete modello base” è solo una parte del- convinto  - e penso di  non essere

           la definizione che vorrei rappresentasse una sorta di
           mio testamento quando non ci sarò più. L’altra metà   lontano dalla verità - che essere cri-
           è “uomo felice”. Sono convinto - e penso di non esse-
           re lontano dalla verità - che essere cristiani, credenti
           e portatori di quella parola buona di duemila anni    stiani, credenti e portatori di quella
           fa, significhi necessariamente essere anche felici. Il
           cristianesimo che non è felice - anche nella miseria
           umana e nei piccoli e grandi drammi che contraddi-    parola buona di duemila anni fa,
           stinguono le nostre vite - non può essere tollerabile
           nel 2017.  Dopo tanti secoli di riflessione, meditazio-  significhi necessariamente essere
           ne e buoni esempi, il cristianesimo non può identifi-
           carsi nel conformismo, nella rassegnazione o in una
           struttura estrinseca rispetto a ciò che dovrebbe essere  anche felici”.
           un cristiano vero.


           Quindi non c’è uno stacco tra “Michele Murgia” e
           “Don Michele Murgia”?

           No, non c’è uno stacco dal punto di vista delle attivi-
           tà, del pensiero e del carattere. C’è un’integrazione
           semmai che mi porta, come sacerdote, a sublimare
           certi aspetti della mia personalità e del mio essere
           che  normalmente  sono  concessi  a  tutti  i  “comuni
           mortali” mentre un prete, in quanto uomo di Spirito
           ed esponente di un certo tipo di saggezza, dovrebbe
           limare. E quindi da questo punto di vista che Don Mi-
           chele è prete anche per Michele.


           Questo  tuo atteggiamento  così  aperto,  anche  nel
           messaggio che porti agli altri, ti ha creato dei pro-


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