Page 25 - Giugno 2017 interno finale 2
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passionato del segno che resta. Tento il più possibile
           di disegnare e di configurare anche in maniera visi-
           bile i concetti che mi passano per la testa. Spesso ad
           esempio, anche per le omelie, traccio dei diagrammi
           di flusso con i concetti principali, per evitare di ri-
           manere attaccato a parole troppo complesse, che ser-
           vono più ad alimentare il proprio ego piuttosto che
           a farsi comprendere. A volte disegno delle icone per
           rimarcare un concetto in modo da averlo sott’occhio
           e poter parlare a braccio come amo fare.

           Tu dai molto ai tuoi parrocchiani. Che cosa ti viene
           restituito in cambio?

           Nel Vangelo c’è scritto che se lasci tutto per seguire
           il Signore riceverai trenta, sessanta o cento volte tan-
           to fin da subito. Ed è un concetto vero e bellissimo.
           L’idea di essere ripagato solo in Paradiso non mi at-
           tirava molto. Collezionare “crediti” in maniera indif-
           ferenziata nel tempo presente, senza goderne nessun
           frutto, non è un’idea appagante. So che ho avuto mol-
           tissimo perché ho guadagnato fratelli, sorelle, mam-
           me, babbi, e soprattutto la guida di una comunità che
           mi ha accolto come pretino alle prime armi e mi ha
           insegnato ad essere uomo e sacerdote in mezzo a loro.
           La metà di ciò che sono come prete lo devo alle per-
           sone che incontro.


           Tu sei un giovane uomo di quarant’anni. Come ti
           vedi tra vent’anni?


           Spero possibilmente uguale. Non credo di cambiare
           tanto dal punto di vista del mio carattere o delle ener-
           gie che tento di mettere nel mio ministero. Mi vedo
           con un po’ di peli bianchi in più nella barba, visto
           che ho già pochi capelli. Spero vivamente che non mi
           cambi lo sguardo; che non cambino i miei occhi.

           A cosa non rinunceresti mai nella tua vita?


           Se parliamo di cose materiali non sono uno che ha
           grandi pretese, a parte qualche pezzo di carta e del-
           la grafite. So invece che non sopporterei di sentirmi
           imbrigliato  in  qualche  meccanismo  che  mi  facesse
           sentire meno “me stesso” di quello che sono. L’uni-
           ca cosa a cui non rinuncerei mai è leggermi sempre
           come persona libera.










                       Studio per il ritratto di Lara Tanda - Delenda Noia
                               (matita, china e acrilico su carta)


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