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“Lasceranno almeno qualche cosa per noi, o ci vogliono far
morire di fame?”.
“Falli partire! Alla razione ci pensiamo noi!”.
“Come Gennari'?”
“Il cavallo, quello del carretto del becchino, non l’hanno cari-
cato! Che bistecche…”.
Alle dodici precise, la truppa teutonica si schiero’, con preci-
sione feroce davanti alla bandiera, intonarono un canto con
cadenza a colpi di accetta, si impalarono, fecero il saluto, poi
il lento, triste ammaina bandiera. “Avanti march…”. I motoci-
clisti, con mitra, aprivano il corteo e si dispersero in fondo all
strada polverosa. Qualche soldato, dall'ultimo camion, ci
aveva gridato in buon italiano: “Sporchi traditori badogliani
salvatevi la pelle se potete!”.
Restammo pietrificati per alcuni secondi, si temeva, che da
un momento all'altro diventassimo vittime di qualche tranello,
ma poi uno, grido’: “Hurrah! Hurrah! Siamo liberi..!”
“Hurrah! Hurrah! Liberi! Liberi! Viva I'Italia...!”, “Camerati”,
grido’ uno degli ufficiali, “ascoltatemi. non datevi alla pazza
gioia. Rimanete uniti nel campo. C’e’ qualche pistola nas-
costa? Una… due... tre... benissimo. Fate la guardia. ai can-
celli, con le pistole e con bastoni per impedire che la gente
venga nel campo, se arriva qualche colonna di soldati, sparate
in aria per segnalarci. Gli altri, tutti gli altri, date I'assalto alla
caserma, portate tutto il mangiabile.. e fra un’ora ci ritrover-