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emo qui con quello che avrete rastrellato per levarci la fame”.
“Tu Calogero, vieni con me. Te ne intendi di cavalli?”.
“Di asini e muli si, ma di cavalli non tanto….”.
“Sono parenti stretti, vieni andiamo alla stalla…”.
“Fermati Calo’! che spettacolo triste, povera bestia, gli hanno
bruciato le cervella!. Povera bestia!”l
“Meglio cosi’, ci risparmiamo di ammazzarlo. E’ ancora
caldo, e tutto it sangue sta dentro, oggi si mangia!”.
Tornammo a riferire al capo banda.
“Capo, cosi’ e cosi’: “cosa facciamo?”.
“Appendetelo, fatevi aiutare da tre, quattro, cinque soldati,
non sprecate il sangue e tutto it resto! Tutto e’ buono! Non si
deve perdere nulla. Capito?”.
“Si Generale! Agli ordini”.
E diventammo macellai. Debbo dire che la carne di cavallo, e’
buonissima anche cruda!
Verso la sera un fuoco enorme schioppettava nel cortile.
Avevamo preparato forchettoni con il fil di ferro, spiedi e
mucchi di fette di carne di cavallo, ancora sanguinante e
cominciammo la rosticciata piu’ famosa della mia vita. Era
mezzanotte e si cantava e si mangiava ancora. Prima di cas-
care addormentati un po’ dappertutto, anche intomo al fuoco,
il capo ci disse: “Domani mattina alle nove adunata generale,