Page 300 - Storia dell'antica Grecia Tommaso Sanesi
P. 300
290 LEZIO.VE DICIOTTESIMA.
» debitori alla patria. È per (juesto eh’ o’ si sono acquistati una
» gloria immortale e il più onorevole dei sepolcri: non quello
» dove riposano le loro ossa^ ma la memoria degli uomini dai
» quali .sono onorati a ogni occasione. La tomba degli eroi é
» r intero universo. 11 loro valore non è noto soltanto nella loro-,
» patria, ma nei più lontani pgèsi ; e noiV perchè sia rammen-
» lato da iscrizioni monumentali, ma jiercliè la memoria n’è im«
» pressa nell’ abimo di ciascheduno. Ecco, cittadini , chi dovete
» emulare. La felicità, credetelo, sta nella libertàj^e la libertà
« nel coraggio ; correte dunque animosi a sfidare i pericoli della
» guerra. » Dette i>oi delle parole di conforto ai parenti degli
uccisi, concluse: « Con questo discorso imjioslomi dalla legge,
» ho detto ciò che credevo più utile ; i morti hanno già ricevuto
» l’omaggio che gli era dovulo.*yuanto ai lorò figlioli, saranno
» nutriti a .sjmjsi.* della repubblica da questo momento finacchò
» non siano in età di servirla. una corona utile a questi e ai
» posteri , che la patria decreta per animarli ai combattimenti :
» chè dove il valore è meglio ricompensato, là ci si trova citta-
» dini più valorosi. Date ora voi un ultimo tributo di lacrime ai
» vostri cari, e ritiratevi. » '
Venuta la primavera del 430, Archidamo tornò di novo
nell’ Attica colla medesima armata. Questa volta s’avvicinò di
più ad Atene, .sottoponendo a fiera devastazione H territorio che
attraversava, c che trovò abbandonato dalla popolazione come
r anno precedente. Ma dopo 40 giorni fu co.slretto a ritirarsi ;-e
non dalla potenza degli Ateniesi, ma da un nemico più formi-
dabile che sciaguratamente era sopraggiunto a flagellare Atene
medesima : la peste. Senza ripetere l’ evidente ed energica de-
scrizione che ce ne ha lasciato Tucidide, non solo. spettatore, ma
collo anche lui dal flagello, diremo che questo, dopo aver per-
corso l’Etiopia, l’Egitto, la Libia e una gran parte dell’A.sia
soggetta al dominio persiano, si manifestò al Pireo, portatoci
certamente da qualche vascello ; e di li si comunicò immediata-
mente alla città. Non è da dirsi la strage eh’ e’ menasse in quella
moltitudine tanto accalcala, male alloggiata e nutrita, e in uno
stato di tristezza morale pel forzato abbandono e sacrifizio delle
loro proprietà di campagna. Ricchi o poveri, vecchi e giovani,
uomini e donne erano indistintamente colpiti dalla falce del
' Tucia., Il, 35-46. -